‘UNA VITA DA SOCIAL’: LA PAGINA FB DELLA POLIZIA RACCONTA LA STORIA DI UN MINORENNE CHE, ILLUSA DI DIVENTARE UNA MODELLA, SI È INVECE RITROVATA IN UN SET PORNO

    cellulare3_9.jpg (800×600)

    E’ una ‘storia’ che si reitera da tempo immemore, eppure, nonostante la cospicua letteratura che ne deriva, continua a mietere vittime. E’ forse il più spregevole degli inganni, anche perché non mira alla realizzazione illecita di guadagni ma, fatto orribile, a una vera e propria estorsione fisica. L’ultimo caso in odine di tempo, ce lo rivela la pagina Fb della Polizia di Stato ‘Una vita da social’, e narra l’odissea di una minorenne che, illusa di intraprendere il mestiere di modella, si è invece ritrovata in un set porno. “Siamo a Rimini – racconta il profilo della Polizia – e la vicenda si conclude con una condanna a due anni di reclusione al titolare dell’agenzia e a una sua collaboratrice per aver prodotto per soldi e dif­fuso, anche su internet, materiale pedopornografico. Il sogno della ragazza era quello di fa­re carriera nel mondo dello spet­tacolo e nella moda. Così quando riuscì a contattare su Facebook il titolare di un’agenzia suscitando il suo interesse, aveva sperato di aver fatto il primo passo verso il suc­cesso. In realtà – si legge ancora in ‘Vita da social’ – il disegno del suo interlocutore era un altro perché, al primo appuntamento per un ser­vizio retribuito, si ritrovò a sua in­ saputanel bel mezzo di un set pornograficoallestito in un ap­partamento di Rimini. Volevano fare di lei, studentessa minorenne, un’attrice di film hard?. Non c’erano dubbi visto che altre tre persone adulte, due uomini e una donna, senza veli in quella stanza, erano lì proprio per quello e in collegamento a distanza dall’estero, via computer, c’era una donna straniera che dava leindicazioni agli attori/modelli sulle pose da as­sumere. Alla fi­ne la ragazza, messa alle strette, ha accettato di posare senza consultarsi con nessuno, ma – sottolinea la Polizia – dopo ha anche avuto il grande di coraggio di denunciare e di permetterci di lavorare”.