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All’Assemblea generale dell’Onu Trump attacca la Cina: “Tenne i confini aperti per infettare il mondo”. La replica di Pechino: “Accuse infondate”

DONALD TRUMP

L’atteso discorso del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all’Assemblea generale delle Nazioni Uniti è stato quasi interamente un attacco alla Cina, la diretta “responsabile” del coronavirus. “Nei primi giorni del virus – ha detto Trump nel suo intervento pre-registrato di circa 15 minuti – la Cina bloccò i voli interni, mentre permetteva ai voli di lasciare la Cina e infettare il mondo“. Non è la prima volta che il presidente, dall’inizio della pandemia, accusa Pechino di aver diffuso intenzionalmente il coronavirus, spesso da lui definito “kung-flu”, il virus cinese. Ma stupisce che tali critiche siano state effettuate in occasione dell’evento per il 75esimo anniversario dell’Onu, mentre era atteso un affondo all’Iran, altro storico nemico di Washington.

“Il governo cinese e l’Organizzazione mondiale della Sanità, virtualmente controllata da Pechino – ha poi proseguito Trump – dichiararono in modo falso che non vi erano prove della trasmissione da uomo a uomo e che le persone senza sintomi non avrebbero diffuso la malattia”.

La replica della Cina

Non si è fatta attendere la risposta di Pechino alle parole di Trump. “Accuse infondate”, ha tirato corto Xi Jinping, presidente della Cina, che ha sollecitato solidarietà e cooperazione tra i Paesi colpiti dall’emergenza. “Va respinto – ha chiosato – qualsiasi tentativo di politicizzare la pandemia da Covid-19”.

Il comizio di Trump in Ohio

Lo stesso Trump, durante un comizio elettorale in Ohio, swing states importante ai fini delle presidenziali di novembre, ha detto che il “Covid non colpisce virtualmente nessuno” tra i più giovani, ma solo “gli anziani e i più deboli”.

Parole diverse rispetto a quelle rilasciate, sempre dal presidente, al giornalista Bob Woodward cinque mesi fa. Quando ammise di aver sminuito in pubblico la gravità della pandemia “per evitare il panico”.

Oggi Trump è atteso in Pennsylvania, altro stato fondamentale per la vittoria, per un altro comizio elettorale.

Mario Bonito