AMA, TREDICINE (FI): “TESI MARINO NON REGGE”

“E’ inutile che Marino si ostini a sostenere che la colpa di questa indecenza che sta facendo sprofondare la Capitale d’Italia in un degrado senza precedenti sia dei dipendenti Ama assenteisti. Quello di Marino è solo uno squallido scaricabarile per nascondere la vera causa di questa situazione diventata ormai drammatica. La tesi del sindaco non regge, è impossibile come la storia dei 35 mila km in bicicletta in un anno”. Lo dichiara, in una nota, il vice presidente dell’Assemblea Capitolina, Giordano Tredicine.  “Ammesso infatti – spiega Tredicine – che quanto dice Marino sia vero, e cioè che ci sia un 18% di assenteismo da parte dei dipendenti Ama, ciò vorrebbe dire che Roma è pulita all’82% ed evidente a chiunque che questo non corrisponda a verità. In secondo luogo, come fa il sindaco a quantificare con tale precisione la percentuale di assenteismo che, a suo avviso, si verificherebbe ogni giorno tra i dipendenti Ama? Se ci sono degli assenteisti vuol dire che sistematicamente alcuni dipendenti non si presentano al lavoro pur risultando in servizio o senza alcuna giustificazione. Ma se Marino dispone di un dato così preciso (18%) che solo la dirigenza Ama potrebbe fornirgli, significa che questi dipendenti scorretti sono stati individuati con nome e cognome e nei loro confronti Ama avrebbe dovuto prendere seri provvedimenti fino anche al licenziamento per giusta causa. Ed è verosimile che i dirigenti ai quali Marino vorrebbe far saltar la testa (la prima a saltare, per logica, dovrebbe essere quella dell’assessore competente nominato dal sindaco) si siano autodenunciati con tanta sprovvedutezza? La risposta ovviamente è no. Se Marino intende, invece, per assenteisti chi usufruisce di ferie e malattie, gli ricordiamo che quelli sono diritti inalienabili dei lavoratori e di conseguenza non si può parlare di assenteismo. Se solo Marino si facesse due conti prima di parlare, quante gaffe e quanti vili calunnie si potrebbero evitare. Lo ribadisco – conclude Tredicine – la causa di questo dramma è una ed una sola: aver ceduto alla vanità di poter affermare ‘ho chiuso Malagrotta’ (che chiusa non è) senza aver prima trovato una soluzione alternativa”.