Arancia meccanica, lo scrittore Burgess scrisse un sequel

Tra le infinite discussioni a carattere sociale (ed anche morale) che da sempre accompagnano quella che oggi è definita una pellicola cult, due sono le componenti che puntualmente concorrono a rendere eterna la questione: la regia di Stanley Kubrick, ed il look della gang dei giovinastri.
Ci riferiamo ovviamente ad ‘Arancia meccanica’, film feroce e controverso rispetto all’epoca di uscita (siamo nel pieno degli anni ’70), dove all’eleganza della colonna sonora – di chiara matrice classica, orchestrale – faceva da contraltare la ‘coralità’ organizzata di gioventù in piena crisi d’identità, completamente abbandonata all’istintività.
Il film, tratto dal celebre libro dello scrittore Anthony Burgess (classe 1917) pubblicato nell’ancora più lontano 1962, come dicevamo spaccò in due la società, opponendo visioni filosofiche del fenomeno e prestandosi ad una discordante lettura del racconto.
Molti non sanno che in seguito lo scrittore si traferì sulle sponde del lago di Bracciano, dove continuò con la sua produzione e vari studi. Poi, quando morì, nel 1993, la casa di Burgess venne venduta, e tutto il materiale rinvenuto al suo interno fu trasferito a Manchester, dove nel frattempo aveva preso vita l’International Anthony Burgess Foundation. Ebbene tale associazione ha reso noto alla Bbc che esaminando a fondo tra le bozze e le note del celebre scrittore, sarebbe saltato fuori quello che è stato definito ‘il seguito di Arancia meccanica’.
Trattasi di un manoscritto di circa 200 fogli dattiloscritti (rimasti incompiuti), attraverso i quali lo scrittore si lascia andare ad una attenta analisi filosofica e a diverse riflessioni rispetto al film , il cui dibattito sollevato alla sua uscita impressionò l’autore circa l’accusa di aver in qualche modo esaltato la violenza.
Questa sorta di sequel, è intitolato ‘A Clockwork Condition’, e malgrado sia una sorta di ‘appunto’ postumo, il direttore della fondazione, professore Andrew Biswell, non escludendo di qui a poco la sua pubblicazione, ha riferito alla Bbc che il manoscritto testimonia “una parte della riflessione filosofica, e un’altra dell’autobiografia” di Burgess.
Max