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    La salma di Giacomo Manzù strappata al suo museo: dopo anni gli eredi ottengono il trasferimento ad Aprilia

    Il maestro Giacomo Manzù in un video repertorio Rai

    “Questa è la città della pace”. Così il maestro Giacomo Manzù, scultore bergamasco di fama internazionale, diceva quando parlava della sua Ardea, dove si trasferì il 15 ottobre, caso vuole data di nascita del poeta Virgilio, che della zona ne ha tessuto le lodi, del 1964 fino alla sua morte.

    Ma è proprio dalla sua morte che le spoglie del Manzù, il ‘Michelangelo’ del XX secolo, non riescono a raggiungere quella tanto ambita pace ritrovata nell’agro romano. Dopo oltre vent’anni di battaglie legali tra il comune, i cittadini di Ardea e i figli di Manzù, Giulia e Mileto, la sua salma forse lascerà il giardino del polo museale a lui dedicato per essere cremata e trasferita nella casa di famiglia ad Aprilia nel cosiddetto Colle di Manzù.

    Lo ha deciso Giancarlo Dionisi, un commissario ad acta nominato dal Tar per dirimere la questione, che di fatto ha dato ragione agli eredi. Secondo il commissario era questa la volontà del celebre scultore. Volontà non presente né nel testamento né nelle parole della moglie Inge Shabel, scomparsa nel 2018, che ha sempre pubblicamente sostenuto l’ultimo desiderio del marito: “essere sepolto ad Ardea”. Vicino alle sue opere. Di diverso avviso il commissario. Nel testamento del Manzù, in una chiosa aggiunta a penna, si legge: “Alla mia morte desidero essere sepolto nel terreno circostante la casa dove attualmente abito in Ardea, Colle Manzù n.1″.

    A questo punto, però, sorge un problema. Colle Manzù si trova ad Aprilia, non Ardea. “Manzù conosceva bene questa terra”, racconta Giosuè Auletta, storico e coordinatore scientifico dell’Ecomuseo dall’Agro Pontino. “E Colle Manzù – prosegue – è il nome dato alla zona nel novembre 1991. Dopo la morte del Maestro, quindi, che è avvenuta il 17 gennaio dello stesso anno”. Incongruenze che non convincono Auletta, già presidente del comitato popolare che nel 2003, insieme a 10mila firmatari, chiese in una lettera l’intervento dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi per non sradicare il Manzù dalla “sua Ardea”.

    Ma perché era così legato a questa terra? “Ardea è una città fondata da una donna e un bambino – spiega Auletta – la vera pace secondo il Manzù, come ricorre anche in numerose opere”. Una questione sicuramente di portata “nazionale, non locale” sottolinea lo storico, che, dopo quasi trent’anni, continua a stupire con colpi di scena.