Arresti e condanne per i trafficanti di organi – Jacopo Severa

    Arresti e condanne per i trafficanti di esseri umani

    Trafficanti di organi con centri di smistamento a Roma e a Palermo facevano entrare i clandestini in Italia in cambio di denaro per il pagamento del viaggio, 38 persone accusate per favoreggiamento di immigrazione clandestina

    È anche per merito della denuncia di Wehabrebi, un trafficante di organi pentito, collaboratore da tempo con la giustizia italiana, che la procura di Palermo ha potuto fermare 38 persone con l’accusa a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di altri reati. “ i migranti che non possono permettersi di pagare il viaggio vengono catturati per essere consegnati a degli egiziani che li uccidono al fine del prelevamento degli organi rivenduti poi in Egitto per la somma di 15.000 dollari.” Fondamentale la testimonianza del pentito Wehabrebi davanti le autorità palermitane che precisa infine. “Questi egiziani vengono attrezzati per espiantare l’organo e portarlo in delle borse termiche.” Le accuse di reato che concernono questi individui sono pesantissime e partono dall’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina all’esercizio dell’attività abusiva di intermediazione finanziaria, arrivando infine, all’associazione per delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti. Le indagini della squadra mobile di Palermo e Agrigento dimostrano come è stata ricostruita la struttura organizzativa di un pericoloso nucleo di trafficanti e sono stati individuati ingenti flussi di denaro, provento del traffico di migranti. “ è stata individuata la centrale delle transazioni finanziarie in un esercizio commerciale ubicato a Roma in cui sono stati sequestrati 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti oltre che ad un libro mastro contenente i nominativi di tutti i cittadini stranieri ed utenze di riferimento.” Così hanno spiegato gli stessi investigatori evidenziando anche le diverse modalità studiate dal solidalizio per far arrivare i migranti sul territorio nazionale, non solo via mare ma anche tramite falsi ricongiungimenti familiari. Secondo gli inquirenti, i principali indagati gestivano anche una fiorente attività di traffico internazionale di stupefacenti qualificati dalla legislazione italiana come “droghe pesanti”.