ARSENICO, RADICALI: “COMMISSIONE UE AVVIA LE INDAGINE”

     
     
     alla denuncia dell’Associazione Radicali Roma in merito alla elevata presenza di arsenico nell’acqua di alcuni comuni del Lazio. Come Radicali ci siamo assunti la responsabilità politica di esporre, attraverso dati certi, il superamento dei limiti di arsenico previsti dalla Direttiva 98/83/CE, questo perché – nonostante Bruxelles abbia concesso negli anni due deroghe – l’Italia continua a non ottemperare agli obblighi previsti dalla citata direttiva. Apprendiamo con soddisfazione, quindi, quanto c’è stato comunicato dalla Commissione e cioè l’avvio di una procedura di indagine (EU PILOT 5909/13/ENVI). Le autorità italiane hanno replicato a tale inchiesta il 24 febbraio 2014, sicché qualora le risposte del Governo non venissero ritenute soddisfacenti, l’Europa potrebbe immediatamente aprire l’ennesima procedura di infrazione che andrebbe ad aggiungersi alle 117 già in essere”. Lo affermano in una nota congiunta Massimiliano Iervolino e Paolo Izzo, rispettivamente membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani e segretario dell’Associazione Radicali Roma.
    “Come Radicali continueremo a seguire passo dopo passo questa annosa vicenda, nella speranza che Bruxelles – dando seguito a quanto scrive – voglia essere determinata a garantire la protezione della salute umana – aggiungono – V’è da aggiungere, infine, come nel silenzio generale, la Regione Lazio si trovi al centro di vari procedimenti aperti in sede europea. Alcuni di questi sono finiti da tempo dinnanzi alla Corte di giustizia dell’UE, per esempio la causa (C-323/13) relativa ad alcune discariche del Lazio dove sarebbero stati smaltiti rifiuti non trattati, oppure la causa (C-196/13) concernente 218 discariche illegali di rifiuti tra le quali 32 dislocate nel Lazio, e per finire la causa (C-85/13) riguardante alcuni agglomerati urbani ubicati anche nel nostro territorio dove si continuano a scaricare le acque reflue urbane in aree sensibili, senza rispettare le prescrizioni fissate dalla Direttiva 91/271/CEE. Per alcune di queste istanze siamo già al secondo deferimento, pertanto semmai ci dovesse essere una nuova condanna saremmo chiamati a pagare multe salatissime. A dispetto di questo pericolo imminente – dovuto finanche a nuove indagini o a recenti procedure aperte da Bruxelles – quasi tutti fanno finta di niente. La Regione Lazio, intanto, sui temi legati all’ambiente, continua a essere parte in causa nelle accuse che l’Europa indirizza all’Italia. Fino a quando?”.