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Asili nido negato a due bambini su tre in Italia. La linea guida Ue

L’Italia è in ritardo: leggendo il rapporto Esde emerge che due bambini su tre nel nostro Paese non hanno accesso agli asili nido e anche per questo la legge di bilancio per il 2020 potenzia il bonus nido per le famiglie a basso reddito. Allo stesso tempo, il Parlamento sta discutendo la delega da assegnare al governo per la formulazione di un assegno unico per la famiglia e una dote unica per i servizi che dovrebbero sostituire una serie di misure esistenti e ridestinare le risorse attraverso scelte più mirate“.
E’ una situazione davvero grave quella commentata da Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ex ISFOL), che stamane nella ‘sua’ sede ha ospitato la presentazione del ‘Rapporto Employment and social developments in Europe’ – conosciuto come Esde – stilato dall’Unione europea. Al suo fianco anche Francesca Puglisi, sottosegretario del ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Il focus, quest’anno intitolato agli investimenti sociali ed al sostegno alle famiglie, ha illustrato una foto davvero impietosa: in Italia due bambini sue tre non hanno accesso agli asili nido.

La Ue ai paesi membri: ‘investite sull’infanzia’

Più volte, spiega la Ue nel Rapporto, è stato affrontato il problema sociale, sia erogando fondi, che raccomandando agli stati membri di investire sull’infanzia, invitandoli ad una maggior efficienza a vantaggio della qualità nella cura della prima infanzia e, soprattutto, nell’educazione, attraverso la scuola. Ed infatti, ribadisce il testo presentato oggi, l’Europa è tornata ad invitare gli Stati membri “ad affrontare la questione della povertà ed esclusione sociale dei bambini attraverso l’integrazione di strategie volte a garantire l’accesso a risorse adeguate e servizi di qualità a prezzi accessibili”.
Nello specifico, si chiede ai paesi membri di “migliorare la disponibilità di assistenza all’infanzia di qualità, ad adattare i sistemi fiscali e previdenziali al fine di eliminare i disincentivi al lavoro e a sviluppare e distribuire congedi retribuiti tra donne e uomini un modo più equilibrato”. E’ infatti innegabile che, Italia in primis, vi sono paesi dove ancora oggi mancano apposite leggi per garantire sia entrambi i genitori che le donne, spesso in notevole difficoltà e costrette a ‘dimenarsi’ fra il lavoro (spesso una ‘necessità’), e la gestione dei bambini.

L’Italia è carente sia di fondi che di posti, specie al Sud

Gli obiettivi, così come decisi a Barcellona prevedono, per almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni, la garanzia dell’accesso agli asili nido e i sevizi per l’infanzia assicurati al 90% di quelli compresi nella fascia d’età dai 3 anni fino all’obbligo scolastico. Dunque, se nel nostro Paese riusciamo a garantire per l’età 3-6 anni mentre, per quelli con meno di 3 anni, non se ne parla nemmeno; e, come aggiunge ancora il presidente dell’Inapp, “La platea potenziale di un assegno unico è di circa 6,7 milioni di famiglie con figli fino a 18 anni, più 3,9 milioni di famiglie con figli tra 18 e 26 anni; quella di una dote unica sino a 3 anni è di oltre 1,3 milioni di famiglie attenzione però all’offerta di servizi: se al Nord il problema è soprattutto di costi elevati dell’asilo nido, in buona parte del Mezzogiorno il problema è la carenza di posti“.
Presenti nell’auditorium dell’ex Isfol, ancheAlessandro Ramazza (presidente di Assolavoro), Enrico Giovannini (presidente di Adepp), Chiara Saraceno (Fondazione Collegio Carlo Alberto), e Alberto Oliveti (portavoce dell’Asvis).
Max