Home SPORT CALCIO Asprilla: “Un killer dei Narcos mi chiese se poteva uccidere Chilavert”

Asprilla: “Un killer dei Narcos mi chiese se poteva uccidere Chilavert”

Giustamente, ogni qualvolta che nei nostri campi di calcio si degenera scadendo nella discriminazione, il Paese si ferma discutendone animatamente. Magari non si risolve, ma parlandone in continuazione in qualche modo di tenta di arginarlo, di tenerlo a bada. Purtroppo però non è così dappertutto anzi, come vedremo, ci sono paesi dove invece il ‘fanatismo’ per il calcio assume atteggiamenti deliranti e, di conseguenza, puramente folli.
E’ quanto ci conferma l’ex campione Faustino Asprilla, che da noi ricordiamo per le sue folgoranti stagioni con la maglietta del Parma.
Intervistato dalla televisione di stato del suo Paese, nell’ambito di un documentario a lui dedicato in occasione dei 50 suoi anni, Asprilla ha fatto una rivelazione a dir poco scioccante: “Mi chiesero il permesso di uccidere Chilavert”. Il calciatore ha raccontato che in occasione di un incontro valevole per la qualificazione ai Mondiali francesi del 1998, la sua nazionale venne sconfitta dal Paraguay per 2 a 1. Fu una partita molto nervosa (in Sudamerica è un classico) e, prima in campo, e poi negli spogliatoi, Asprilla venne più volte alle mani con José Chilavert, il portiere avversario.
Pochi giorni dopo l’ex giocatore del Parma venne avvicinato da un killer che lavorava per i narcotraficanti il quale, con grande naturalezza diede ad Asprilla la sua disponibilità ad uccidere l’estremo difensore nazionale del Paraguay! Anzi, irritato dall’atteggiamento avuto in campo, il killer era già di suo deciso ad eliminare Chilavert, sarebbe bastato un suo sì. Asprilla, racconta nel documentario, rimase esterefatto, senza fiato. Poi cercò di far ‘ragionar’ il narcos spiegandogli: “Mi ricordo che gli dissi, ma sei impazzito? Le cose che succedono in campo devono restare sul campo da calcio”. Il calciatore ha poi aggiunto “Non me lo sarei mai perdonato”, oltretutto, ha continuato “se avessi detto di sì a questa follia, il calcio colombiano sarebbe morto. “.
Max