Home ATTUALITÀ Atreju 2021, le ‘pagelle’ di Di Maio: “Meloni? Più affidabile di Salvini”

    Atreju 2021, le ‘pagelle’ di Di Maio: “Meloni? Più affidabile di Salvini”

    Berlusconi strizza l’occhio ai Cinque stelle sul Reddito di cittadinanza? ”Si può cambiare idea, anche io l’ho fatto tante vole, non c’è nessuna dietrologia…”. Come vede la partita sul Colle? ”Temo più la spaccatura profonda nel centrodestra ad opera di Salvini, Meloni è più affidabile”. Luigi Di Maio partecipa in serata alla tavola rotonda sulla questione occupazionale, che apre la serie di dibattiti e confronti ad Atreju 2021, la tradizionale festa della destra italiana organizzata da Fdi, per la prima volta in ‘versione invernale’ e all’aperto, causa Covid. Il ministro degli Affari esteri ruba la scena a tutti. E’ lui il protagonista sul palco di Piazza Risorgimento, nuova location della kermesse fortemente voluta da Giorgia Meloni da 23 anni, anche se a fargli compagnia sul palco ci sono Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e capo delegazione governativa del Carroccio, e Antonio Tajani, numero due di Forza Italia.  

    Di Maio ‘dà le pagelle’ ai leader del centrodestra e ‘promuove’ i leader di Fi e Fdi, tranne Matteo Salvini, che considera meno affidabile dei suoi alleati. Il responsabile della Farnesina attira subito l’attenzione, almeno della stampa, quando dice di apprezzare le parole passate del Cav sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia grillino (non a caso, oggi intervistato da ‘Milano Finanza’, il leader azzurro è tornato ad ‘aprire’ ai 5S, sottolineando che il “Movimento ha dato voce al disagio reale e merita rispetto”): ”Nel 2018 siamo partiti da soli, la svolta di Berlusconi sul reddito di cittadinanza la considero significativa…”. ”Non credo -spiega- che si debba assolutamente giudicare questo cambio di idea con una dietrologia. Semplicemente ci sono delle questioni che con il tempo si analizzano e si fanno delle considerazioni come Berlusconi ha fatto sul reddito…”.  

    Il ministro degli Esteri poi si sofferma a lungo sul ‘dopo Mattarella’, che resta sullo sfondo e sicuramente accenderà il confronto politico anche nelle prossime giornate della kermesse: ”Non credo che sul Quirinale avremo problemi di affidabilità da parte dell’opposizione. E questo non vuol dire che saremo d’accordo. Io in questo momento temo molto di più che nel centrodestra ci sia una profonda spaccatura sul Colle, soprattutto ad opera di Salvini, che in questo momento non so quanto possa essere affidabile… Lo dico in presenza delle forze di centrodestra… Secondo me ora -insiste Di Maio- è più affidabile Giorgia Meloni…”. Giorgetti non si scompone e quando gli chiedono chi sia più affidabile tra Salvini e la presidente di Fdi, taglia corto con una battuta: ”Questa non era prevista come domanda…”. Poi aggiunge e mette in chiaro: ”Io faccio parte di un partito che si chiama ‘Lega per Salvini premier’ e quindi questo è l’obiettivo politico che mi motiva e mi fa prendere anche delle posizioni non sempre convenzionali ed ortodosse…”.  

    L’intervento di Di Maio non finisce qui, manifestando ancora una volta la sua freddezza su un voto anticipato: ”Avere a cuore la nostra patria significa eleggere il presidente della Repubblica nell’interesse della nostra Nazione, non certo per giochi su se andare a votare nel 2022 o nel 2023… Se andiamo a vedere cosa succede nei paesi che stanno andando al voto anticipato, vedrete che perdono il controllo della gestione della pandemia. Oggi guardando ai sondaggi nessuno schieramento ha la maggioranza assoluta. Quindi -ragiona l’esponente pentastellato- vuol dire che dopo la campagna elettorale una volta fatte le elezioni, dobbiamo fare tutte le consultazioni per costruire un nuovo governo”.  

    “Se qualcuno in maniera anticipata si vuol prendere il rischio di passare sei mesi a fare questo -avverte- ben venga… Credo che in questo momento abbiamo bisogno di avviare il Pnrr e di completare la campagna vaccinale”. Sulla stessa linea anche Tajani: ”Il governo non ha esaurito il suo compito. Il governo di unità nazionale può essere guidato solo da una personalità di straordinaria forza. Draghi è draghi, non c’è è nessuno che possa sostituirlo”. E ancora: ”Se Draghi dovesse lasciare la presidenza del Consiglio e andare al Colle, ci mancherebbe una persona in grado di tenere insieme Berlusconi, Salvini, Di Maio, Conte, Renzi, Letta, Bersani…. nessuna persona come Draghi , che è al di fuori dell’anno politico può fare questo è tenere tutti insieme”. Per questo, conclude Tajani, “ritengo che per l’Italia sia meglio che Draghi resti a palazzo Chigi”. Il coordinatore nazionale azzurro prova, infine, a minimizzare le tensioni interne al centrodestra dopo l’affondo di Di Maio sull’inaffidabilità di Salvini: ”Come sempre, sono sicuro che alla fine la coalizione troverà una posizione unitaria e questo accadrà anche per il presidente della Repubblica. Non credo a centri e centrini…”.