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BeoutQ, IPTV, calcio gratis illegale: la Lega Serie A sfida il ‘pezzotto’ e la pirateria. Danno a Sky e altre live stream Tv. Cos’è e come funziona

La Lega Serie A di calcio apre la stagione della caccia… ai pirati. Non è solo tempo di calciomercato e di compravendita di calciatori, per i club di Serie A.

Il principale organo calcistico nazionale, al pari delle organizzazioni di altri paesi colpiti dallo stesso problema, sta per affrontare una dura battaglia: quella conto la pirateria. Ma che cosa sta succedendo?

Piattaforme sempre più note come IPTV e BeoutQ Sports stanno invadendo il mercato, attirando utenti ‘scippati’ ai colossi del calcio in TV, offrendo immagini e prodotti illegali e a prezzi stracciati o a condizioni del tutto gratuite. Ma che cosa sta succedendo esattamente?

BeoutQ, IPTV, calcio gratis illegale scippa utenti sky e altre live stream Tv. E’ lotta ai pirati del calcio in Italia. Ecco cosa sta succedendo

La pirateria audiovisiva è oggi un vero e proprio nemico non soltanto dei grandi network che investono barche di soldi pera acquisire legalmente i diritti di trasmissione delle immagini calcistiche in Italia, ma anche degli stessi utenti che si trovano nel guado: pagare una tv satellitare, o rischiare guardando calcio gratis?

La pirateria produce oggi fatturato perduto maggior ad un miliardo e non solo: 203mila mancati introiti fiscali e circa 6 mila posti di lavoro a rischio.

«Se la pirateria continuerà a vincere, il calcio morirà»: lo dice Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A. «Non sto parlando del rischio degli stadi vuoti, ma proprio della fine del calcio».

Aggiornamento ore 04,10

La guerra ai pirati è appena iniziata. #Stopiracy è l’hashtag che si vedrà in tv, online, sui giornali e negli stadi di calcio ad agosto, per sensibilizzare gli spettatori.

In più, Lega Serie A sfida la pirateria tramite partnership tecnologiche. Quali? FriendMTS e Blackhole consentono di stanare le IPTV illegali mentre strutture come VideoCities e Leakid indagano sui social network dove si diffondono le trasmissioni pirata.

Come è noto spesso le IPTV sfruttano canali collaterali e, di recente, anche la chat WhatsApp per diffondersi. La loro offerta è spesso allettante perchè o è gratis, oppure a prezzi a dir poco stracciati e sono sempre di più i cittadini che lasciano Sky oppure DAZN per avventurarsi nel calcio pirata.

Una volta c’era il pezzotto: oggi, la tecnologia è avanzata e ha acuito la crescita del fenomeno della pirateria. Inoltre, il 75% degli utenti pirati ritiene di non creare danni rilevanti al sistema.

«Per questo – aggiunge De Siervo – un altro fronte su cui lavoreremo molto è quello della sensibilizzazione dei tifosi».

Nel 2018 4,7 milioni di italiani hanno dichiarato di aver guardato illegalmente contenuti sportivi live: un dato in crescita rispetto ai precedenti 3,5 milioni.

aggiornamento ore 7,01

Il fatto che tanti italiani non si rendano conto di agire illegalmente è dovuto a un dato: gli utenti pagano per abbonarsi alle Iptv illegali, per cui pagando, non percepiscono questo come un illecito.

Sia da noi che in Spagna il fenomeno sta dilagando: l’incidenza della pirateria audiovisiva è del 38%. «Si stima, che nel mondo ci siano 1.200 Iptv funzionanti»., dice De Siervo.

Uno dei target più grossi su cui le autorità si stanno concentrando è, attualmente la piattaforma pirata di BeoutQ Sports. Di Cosa si tratta?

BeoutQ Sports è in pratica una piattaforma illegale che trasmette via satellite e in streaming su internet diversi sportivi e di intrattenimento il cui valore di mercato è stimato in miliardi di dollari.

L’azione di BeoutQ Sports è Illegale ma tollerata, in un viluppo bizzarro e controverso: tanto che i set-top di BeoutQ sono venduti in modo lampante, cristallino, nei negozi di tutta l’Arabia Saudita.

Il problema però non è solo concettuale. La gran parte dei contenuti sportivi che i canali di BeoutQ trasmettono è, nei fatti, letteralmente rubata da trasmissioni in diretta dell’operatore beIN Sports.

«Occorre velocizzare i tempi di blocco delle Iptv – sottolinea l’ad della Lega Serie A De Siervo – da parte degli internet service provider e degli hosting che spesso si rivelano poco reattivi nella risposta alla rivendicazione di un diritto violato da parte del licenziatario. Attualmente servono 4 giorni per staccare il segnale: troppi».

Aggiornamento ore 09,41