Home ATTUALITÀ Berlusconi: morte Fadil danno, Ruby: non la conoscevo

Berlusconi: morte Fadil danno, Ruby: non la conoscevo

 

Berlusconi: la morte Fadil ci danneggia. Ruby: non la conoscevo. Sono due delle principali reazioni a cui
l’ondata mediatica presta orecchio circa la tragica morte di Imane
Fadil la giovane che dopo una lunga degenza misteriosa è morta:
Fadil era la testimone chiave dell’affaire Ruby e dei noti episodi
processuali legati all’ex premier Silvio Berlusconi. La cui difesa
chiarisce: “la morte di Fadil ci danneggia”. Dal canto suo la
nota Ruby stringe: “Non conoscevo quella ragazza”.

Berlusconi: morte Fadil danno, Ruby:
non la conoscevo. Per il legale dell’ex premier la morte è un
danno tecnico-processuale

“A livello tecnico-processuale la
morte di Imane Fadil ci danneggia perché le sue dichiarazioni
entrano direttamente nel processo e non possiamo fare il
controesame”. Lo dice a chiare lettere l’avvocato Federico
Cecconi, avvocato di Silvio Berlusconi, che si occupa dell’affaire
Ruby. “Quando muore una persona – ha poi chiarito – la massima
forma di dolore non è un’espressione retorica”. Ma ovviamente
per l’avvocato, nel merito della morte di Fadil ancora avvolta nel
mistero “non voglio esprimere opinioni”.

Nelle scorse ore era in programma
l’udienza del processo nel quale Silvio Berlusconi e Roberta
Bonasia sono imputati, con quest’ultima accusata di avere ottenuto
80mila euro per scagionare l’ex premier sulle serate ad Arcore che
sono poi il cuore del fascicolo-Ruby. Va anche detto che in questo
ambito processuale Imane Fadil si era costituita parte civile nella
data del 26 Febbraio scorso, insieme a Ambra Battilana e Chiara
Danese, le altre testimoni ’chiave’. Ruby, intanto, al secolo Karima
El Mahrough ha detto di non avere mai conosciuto Imane: “Non ci
siamo mai incontrate. Ma provo una pena grande per lei. Prima gli
scandali, poi la malattia e ora questa fine terribile a 34 anni”.
Quanto alle persone che insultarono Ruby sui social, dopo che venne
fuori lo scandalo con Berlusconi, non saranno processate perché pur
usando un linguaggio “talvolta scurrile”, ha scritto il
giudice, esprimono “una profonda indignazione per la
manipolazione e la negazione di condotte giudizialmente accertate”. Il caso resta tuttavia ad ogni buon conto apertissimo ad ogni tipo di scenario.