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Bertolaso: due ospedali finiti… aspettando la mascherine e l’app. “Silvia? Servono ong serie”

Che piaccia o meno, in fatto di emergenze e criticità Guido Bertolaso è indubbiamente il numero uno. L’ex Capo delle Protezione civile, protagonista della mega macchina dei soccorsi – e della ricostruzione – in occasione del tragico sisma dell’Aquila, nel suo ‘tempo libero’ si è prodigato in Africa a tirare su scuole ed ospedali. Quello che fa male – ma è un ‘vizio’ tutto italiano – è che in occasione dell’emergenza sanitaria da coronavirus che ha attagliato il Paese, la scelta del Commissario straordinario (senza nulla togliere a Domenico Arcuri o ad Angelo Borrelli), non sia ricaduta su di lui, soltanto per ‘meri’ motivi politici.

Bertolaso: un formidabile manager pronto a tutto

Un’occasione che, con grande lungimiranza, non si è invece fatto sfuggire il governatore Sala, che l’ha voluto al suo fianco per gestire l’emergenza sanitaria in Lombardia. E lui, con grande umiltà (stabilito il compenso ‘formale’… di 1 euro!), si è messo subito a disposizione realizzando in una manciata di giorni un efficientissimo ospedale all’interno della Fiera di Milano. Un progetto al quale si sono interessati addirittura gli americani, che è costato a Bertolaso anche l’ospedalizzazione per il contagio da Covid-19. Tuttavia, nonostante la malattia, l’ex Capo della Protezione Civile ha felicemente portato a termine, non solo l’ospedale milanese, ma anche quello di Civitanova, nelle Marche.

Due ospedali finiti… aspettandole mascherine e l’App

Su queste sue ‘creature’ l’ex capo della Protezione civile spiega che “In due mesi abbiamo realizzato due ospedali covid, quello di Milano con circa 200 posti letto tra terapia intensiva e rianimazione e quello di Civitanova con 84 posti letto, 42 di rianimazione e 42 di terapia intensiva. Rispetto ai tempi italiani ma non solo mi pare che è stato fatto un lavoro eccellente, ora sarà il tempo a dire se è stata un’idea intelligente o meno sulla base di quello che accadrà nei mesi che verranno”. E spiega ancora, “Realizzare ospedali da campo è un’operazione relativamente semplice perché sono esperienze semplici che si fanno in situazioni di emergenza” tuttavia, tiene a sottolineare “le strutture realizzate a Milano e Civitanova non sono pero’ strutture temporanee ma veri e propri ospedali, certificati come tali. Sono due strutture all’avanguardia”. Come dicevamo, progetti realizzati a fronte dell’incondizionata fiducia dimostratagli dalle due regioni interessate, sia la Lombardia che le Marche: “Con entrambe c’e’ stato un rapporto costruttivo. Con il presidente Fontana, i suoi assessori e il presidente della Fiera di Milano c’e’ stata grande collaborazione, hanno facilitato le attività, aiutato a superare le questione burocratiche e lo stesso e’ successo anche nella Marche e qui a Civitanova giunta regionale e giunta comunale hanno lavorato insieme, secondo quello che e’ stato l’auspicio del presidente Mattarella in questi mesi, lavorare insieme in sinergia per superare questa fase di emergenza senza polemiche ma rimboccandosi le maniche e dando tutti in contributo. I due ospedali che abbiamo realizzato sono perfettibili ma esistono, sono concreti”, ed aggiunge poi con ragionevole ironia “in attesa che arrivi la app, le mascherine…

Esperienze e ‘fatti’ che rendono Bertolaso un eccellente ‘esperto’ con il quale analizzare quanto accaduto negli ultimi mesi di coronavirus e, non ultima, anche la vicenda della volontaria Silvia Romano.

Bertolaso: “Mascherine in ritardo? Un cortocircuito”

Il prima tema, per cavalcare la notizia, è il deplorevole ritardo delle mascherine sul mercato, oltretutto annunciate già con un preciso prezzo di vendita.

E’ dalla fine di gennaio che bisognava approvvigionarsi delle mascherine – premette Bertolaso – siamo a metà maggio e ancora si discute di questa problematica. Questo significa che sicuramente ci sono stati dei cortocircuiti. Sul piano delle mascherine come struttura pubblica mi sarei concentrato sulla necessità di dotare di protezioni individuali tutti gli operatori a rischio. Trovo che la mancanza di garanzie al nostro personale sanitario sia stato un grave errore – denuncia poi l’ex Capo della Protezione civile – Questo vale anche per le forze dell’ordine, per chi si occupa di trasporti pubblici”.

Bertolaso: “Mascherine: 50 cent non erano sufficienti”

Riguardo poi come dicevamo all’annuncio della Protezione civile sull’arrivo delle mascherine ‘pubbliche’, Bertolaso commenta che “forse questi 0,50 euro non erano sufficienti, forse con un dialogo più attento, non solo con i produttori ma soprattutto con i distributori, si sarebbe potuto trovare un punto di mediazione che avrebbe evitato tutti questi problemi”.

Bertolaso: “Immagino un’estate a Km zero”

Altro tema caldo le riaperture e, per milioni di italiani provati dal lockdown, le vacanze: “Siamo pronti a immaginare un’estate a km 0 – replica l’esperto – eviterei eccessivi spostamenti. Va presa coscienza delle bellezze che si hanno vicino casa in modo da ridurre i trasferimenti. Sarà sicuramente un’estate diversa rispetto a quelle degli anni passati dove la prudenza deve essere la parola d’ordine”.

Bertolaso: “Distrarsi ora è pericolosissimo”

“E’ chiaro che ognuno di noi vuole tornare alla vita normale – aggiunge Bertolaso – ma in questa fase è necessario che Regioni e Stato adottino misure attente su spiagge e altri luoghi per evitare il più possibile il rischio contagio”. Ed ancora, “Alcune fotografie che abbiamo visto in questi giorni preoccupano, assembramenti che andrebbero evitati in tutti i modi: è facile distrarsi ma purtroppo la distrazione può essere pericolosissima”.

Bertolaso: “Le regioni debbono usare molta cautela”

Sul tema delle riaperture secondo Bertolaso “ritengo che le Regioni possano fare le scelte che ritengono più opportune ma con grande prudenza e cautela, liberare tutto all’improvviso può essere controproducente: abbiamo visto quello che sta succedendo in altre nazioni che hanno aperto prima di noi”.

Bertolaso: “L’app? Se volontaria è inefficace”

Inevitabile poi un suo parere sulla ‘famosa’ app ‘Immuni’:  “Non conosco tutti i dettagli, ma alla luce degli aspetti legati alla privacy, trattandosi di una app su base volontaria non mi sembra che possa avere grandi prospettive di funzionalità nel nostro Paese. Rilevo che trattandosi di una app non obbligatoria ma su base volontaria – rimarca – questo ne limita di molto l’efficacia. Non so quanti italiani volontariamente scaricheranno questa app sui loro cellulari. Se non abbiamo la certezza di una copertura assoluta di tutto il territorio non possiamo avere la certezza della tracciabilita’ di tutti i casi che possono essere potenzialmente contaminanti”.

Bertolaso: “Il vaccino? Arriverà non prima di un anno”

Anche riguardo al vaccino Bertolaso ha le idee abbastanza chiare: “Per quanto riguarda il vaccino che sarà la soluzione definitiva di questo drammatico problema, credo che non arriverà in tempi rapidissimi. Un vaccino – spiega infatti – richiede un’attività di ricerca e di sperimentazione molto seria e prolungata, poi ci sono gli aspetti legati a produzione e distribuzione. Temo che per un anno bisognerà convivere con questa malattia”.

Bertolaso: “Un Paese serio si prepara per una ricaduta”

E proprio perché stiamo parlando con un manager di grandissima esperienza, è bene sempre ‘pensarle tutte’ per tempo: “e se dovesse ripartire un nuovo picco epidemico tra qualche mese e’ indispensabile essere preparati ad affrontare. Un Paese serio si deve organizzare e preparare degli ospedali mirati al covid per fronteggiare eventuali recrudescenze e per evitare quello che e’ successo tra febbraio e marzo”.

Bertolaso: “Silvia Romano? Affidarsi ad ong serie”

Infine, proprio in virtù delle sue esperienza volontaristiche nei paesi africani, è ‘doveroso’ avere un suo commentato in merito alla vicenda di Silvia Romano. “Non si può fermare l’entusiasmo di chi va ad aiutare gli altri – ammette Bertolaso – ma bisogna affidarsi a ong ben strutturate. La onlus di riferimento di Silvia Romano in Kenya mi sembra una di quelle organizzazioni sprovvedute.  E’ necessario che chi parte per fare il cooperante si affidi a ong serie, che prevedano un’ottima formazione, che evitino di mandare le persone in luoghi rischiosi. Solo così si può partire in sicurezza per fare un lavoro che è estremamente importante e meritorio…”.

Max