Bonus bebè senza proroga

    Scomparirà il bonus bebè? Forse sì, forse no. Dipenderà da proroghe, fondi, da inversioni di tendenza o di decisioni strategiche, politiche e anche di natura strettamente etico-sociale. In un periodo nel quale il dibattito relativo alla natalità in Italia e un po’ in tutto il territorio della comunità europea torna profondamente di attualità in ragione di un trend che, a livello statistico ma soprattutto pratico porta a suggerire come effettivamente ci sia un sostanziale calo concreto a queste latitudini delle nascite e, per di più, in giornate politicamente accese (tra i mille dibattiti) da alcune tematiche a corollario del grande argomento ‘nascite’ come quello, per esempio, connesso alla erogazione di gestioni di terreni per coloro che nei prossimi tre anni andranno a concepire il terzo figlio, appare quanto meno un paradosso o una sorta contraddizioni in termini (e in operatività gestionale) la notizia di un possibile azzeramento, di una ipotetica cancellazione del cosiddetto bonus bebè. Come sanno i tanti (ma, appunto, dati alla mano non tantissimi) nei genitori italiani, il bonus bebè consiste in una forma di sostegno per le famiglie che hanno messo al mondo un figlio o una figlia, attraverso la concessione di una predefinita quantità di denaro da poter, in linea teorica, utilizzare per provvedere a qualche piccola necessità per il piccolo o piccola. Non certo cifre che cambiano la vita: ma un importante aiuto per le famiglie nuove o per quelle che accolgono amorevolmente un nuovo arrivo.
    Tutto questo, però, potrebbe finire. “Il precedente governo l’aveva prevista come misura a termine, destinata a cessare alla fine di quest’anno” ha infatti chiarito nel merito del bonus bene il ministro per la Famiglia e le Disabilità Lorenzo Fontana, aggiungendo che “è in predisposizione”, però, “un emendamento governativo”. Quindi, il bonus bebè sparirà oppure no?
    Secondo queste parole no. Secondo una diversa interpretazione sì. E c’è chi vi legge, in questa contraddizione apparente in termini, una sorta di strategia politica: del tipo, erogheremo il bonus anche se stava per essere cancellato. Ovvero sia, continuare qualcosa che già c’è, ma che automaticamente si trasforma in un provvedimento nuovo ad opera del nuovo governo.
    “La misura – ha chiarito il ministro leghista – ha richiesto una più attenta verifica sulla sua operatività ed efficacia, all’esito della quale si è deciso di presentare, sin dalla Camera, un emendamento governativo che miri a tenere conto e a superare talune inefficienze che erano emerse nella precedente versione”.
    “Il governo dei parolai stoppa anche il bonus bebè” ha criticato su Twitter Maurizio Martina. “In un Paese, dove la natalità è una vera emergenza, noi daremo battaglia per riconfermarlo #ladridifuturo”.