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Bustina di zucchero: dalla Commissione Ue la proposta (indecente) di bandirla. Ma è parte della nostra storia

L’Unione Europea ‘colpisce ancora’. Come non bastassero di già il disprezzo e la cattiveria con le quali questi spocchiosi ‘mangia-patate e salsicce nordici’ spesso si rivolgono nei confronti del nostro invidiato e salutare ‘capitale eno-gastronomico’, ora sembrano abbiano trovato motivo di ‘censura’ nei confronti della vecchia e cara (per no dire quanto pratica), bustina di zucchero.

Bustina di zucchero: la Commissione Ue ha presentato una proposta affinché venga bandita

A far sì che presto dai banconi dei nostri bar – ma anche del resto d’Europa – spariscano vasi e piatti dai quali scegliere il proprio dolcificante (senza dimenticare che le bustine danno anche vita ad un fitto collezionismo), una proposta di regolamento sugli imballaggi che la Commissione Ue ha presentato proprio oggi. Senza mezzi termini infatti, si richiede che vengano vietati gli imballaggi monouso – dunque anche dello zucchero – nel settore Horeca (hotellerie-restaurant-café). Come si legge nella proposta ‘indecente’, ad essere messi al bando “bustine, tubetti, vassoi, scatole, e tutti gli  imballaggi monouso nel settore Horeca, contenenti singole porzioni o porzioni, utilizzati per condimenti, conserve, salse, creme per il caffè, zucchero e condimenti, ad eccezione di tali imballaggi forniti insieme ad alimenti pronti da asporto destinati al consumo immediato senza necessità di ogni ulteriore preparazione“. Ora come sempre, c’è da sperare che qualcuno si erga a difesa della bustina rivendicandone l’utilità e, soprattutto, la sicurezza igienica.

Ma come e quando nasce l’amata bustina di zucchero?

La storia delle sue origini è controversa e, come spesso capita, a giocare un ruolo predominate è sempre il campanilismo’. Così, in questo caso la disputa vede in lizza due importanti capitali cosmopolite come Parigi e New York.

Stavolta al centro della questione, un’invenzione destinata ad entrare da protagonista nei costumi gastronomici del ‘900. Ci riferiamo alla cara bustina di zucchero che qualcuno attribuisce alla città di Philadelphia nel lontano 1862 mentre, altri sostengono invece che sia invece il frutto di due la parigini, (Loic de Combourg e Francois de la Tourrasse), che avrebbero dato vita lla celebre ‘sucre-pochette’ nel 1908. Infine, di ‘diritto’, da parte statunitense sembra invece aver acquisito credibilità tal Benjamin Eisenstadt da New York, un dichiarato ‘inventore-imprenditore’, classe 1906. Ad avvalorare la paternità della bustina di zucchero a quest’ultimo, la conseguenza della sua attività.

La bustina di zucchero un’intuizione che nel tempo cambierà le nostre abitudini alimentari

Eisenstadt, che gestiva una frequentata sala da caffé a Brooklyn, iniziò ad investire nella fabbricazione di bustine di tè, di qui l’idea di fare altrettanto con lo zucchero, visto che aveva l’opportunità di realizzarlo grazie alle sue macchine. Propose così la sua idea ai grandi produttori di zucchero i quali, fiutata la trovata ‘rivoluzionaria’, visto che imprenditore non aveva registrato l’idea, deciso di confezionarlo in proprio. Ma Eisenstadt che certo non prendeva il suo lavoro alla leggera, stavolta dopo essere passato all’ufficio brevetti, pensò di realizzare delle bustine grammate di saccarina!

Il resto è storia dei nostri giorni. Premesse le – allora sì – poco igieniche zuccheriere che un tempo arredavano i banconi dei bar, oggi è invece piacevole ‘perdersi’ in quelle variegate e colorate bustine di dolcificanti (zucchero bianco, di canna, aspartame, saccarina, fruttuosio miele, ecc.), che adornano il sevizi al tavolo di un qualsiasi bar.  Poi, come non ammettere che ciascuno di noi conserva sempre con sé – in tasca, in auto o nel borsello – una bustina di zucchero ‘per ogni evenienza’?

Max