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Calcio, Roma, le soluzioni all’assenza di Pellegrini

Senza Pellegrini fino (almeno) al 2022. La Roma non perde solo un faro di gioco, ma anche un leader. E, nella migliore (delle peggiori) tradizioni romaniste, la carenza cade in sequenza in un reparto già martoriato: perchè, come noteranno i tifosi e (volendo) gli addetti ai lavori spesso e (mal) volentieri alla Roma da anni non manca un singolo giocatore per volta, ma un intero reparto per volta.

Così, dopo la fascia sinistra sguarnita di tre elementi (da Spinazzola a Vina, passando per Calafiori: tanto da obbligare Mou ad adattare un pò Ibanez e un pò soprattutto El Shaarawy), adesso tocca al centrocampo. Cristante e Villar col covid, Veretout squalificato (ma tornerà), e ora Pellegrini. Nel mentre, Mkhitaryan si starà toccando: e, portandosi avanti col lavoro, anche gli attaccanti staranno facendo gli scongiuri.

Perché sì: l’adattabilità dei giocatori è un plus non indifferente da valutare nell’ottica di un maquillage tecnico-tattico funzionale, e senz’altro l’attitudine e la predisposizione di un singolo (o più singoli) a ricoprire ruoli non consoni – e di farlo con abnegazione e qualità –  è un altro rilevante indice di crescita di gruppo e ambiente spogliatoio.

 

Il tour de force giallorosso fino a Natale

Ma poi la routine è pur sempre la routine: gli impegni incalzano, uno dietro l’altro, e pur scongiurando (finora) le emorragie da infortuni record della Roma degli ultimi anni, questa Roma, plasmata da Mourinho prima in testa e poi (anche) nelle interpretazioni delle gare, dovrà comunque ancora una volta rinunciare a uno dei suoi elementi chiave. Forse L’Elemento: e puoi farlo una o due volte, ma cinque o sei di fila, insomma…
Si dirà: e allora il Napoli con Osimhen? Beh, entra Mertens. E abbiamo visto che cosa ha fatto. Il tema è tutto qua.

Puoi rinunciare a un big, per carità; ma se nel farlo devi pure affrontare certo non degli scappati di casa, e la rosa è quella che è la situazione si complica.
I prossimi impegni capitolini? Nell’ordine:

1) mercoledì il Bologna (nello stesso turno c’è Atalanta-Verona, Salernitana Juve e Lazio Udinese);
2) Sabato, l’Inter (nello stesso turno c’è Napoli-Atalanta, Juve-Genoa e Sampdoria-Lazio);
3) Lunedì 13, invece, il monday night contro lo Spezia (Verona-Atalanta, Sassuolo-Lazio, Venezia-Juve);
4) Sabato 18 Dicembre, ecco AtalantaRoma (Bologna-Juve e Lazio-Genoa completano il mix di matches tra candidate champions);
5) appena prima di Natale, Roma-Sampdoria (Juve-Cagliari, Venezia-Lazio e Genoa-Atalanta).

Ammesso che Pellegrini torni per la gara dell’Epifania, Milan-Roma in trasferta (nello stesso turno Atalanta-Torino, Lazio-Empoli e Juve-Napoli), saranno comunque almeno cinque le partite senza l’elemento fin qui più decisivo della stagione giallorossa. Tenendo le dita incrociate o andando al Divino Amore come lui stesso aveva sarcasticamente detto a inizio campionato, José Mourinho dovrà dunque reinventare ancora la squadra e augurarsi che nessun altro intoppo fisico mini le certezze in fase di costruzione che sta infilando nel corpus-squadra.

Ma quali soluzioni adotterà lo SpecialOne?

La più ovvia, è quella di portare Mkhitaryan nel ruolo di trequartista, ricollocando il tandem Cristante-Veretout in mediana. Ma potranno giocarle tutte? Anche questi ultimi due (come, volendo, Zaniolo: ma spostarlo ora da questa nuova posizione sarebbe un azzardo) potrebbero ricoprire il ruolo di vertice della tre/quarti, posizionando uno dei vari Diawara, Darboe o perfino Villar in posizione arretrata. Molto teoricamente, Villar a sua volta può fare il trequartista. Ma i grandi ‘ma’ restano intatti.

Possibili squalifiche, intoppi nella guarigione dal covid da parte di Cristante e Villar, affaticamenti, cali… senz’altro queste sono problematiche che ogni allenatore deve affrontare in una stagione. Ma è qui che il tema “rosa corta” entra in gioco e solca un’indiscutibile differenza tra la Roma e le altre top del vertice del campionato.

Sempre considerando una profonda anomalia la posizione così indietro in classifica della Juventus, in questo rush fino a Natale (con sguardo a quel Gennaio da cui Mou si aspetta almeno un paio di regali), la Roma non deve solo tenere la posizione, ma provare a sprintare per recuperare quei punti persi finora per demeriti e per controverse decisioni arbitrali.

E dovrà farlo contro un ostico Bologna, in un turno nel quale è presumibile immaginarsi punteggio pieno per tutte e tre le contendenti. E, dopo la durissima trasferta felsinea dal suo amico Mihajlovic, Mou dovrà vedersela contro il suo passato, il suo amore più grande, l’Inter. Che a sua volta ha necessità di sprintare.

Certo, in contemporanea la ghiotta occasione di potersi giocare uno slot con Napoli-Atalanta potrebbe rendere meno amare le supposizioni più infauste per i tifosi capitolini, ma va considerato che Genoa e Samp non sembrano al momento dei muri invalicabili per, rispettivamente, una Juve e una Lazio che sanno di non poter sprecare molte altre fiches.

I duelli per il quarto posto champions fino alle festività

Uscire indenne da questa ‘tre giorni’ di fuoco, significherebbe per Mourinho e i suoi poter preparare il monday night con lo Spezia con un certo vento a favore, e tra l’altro sapendo già se dal Verona e dal Sassuolo (molto più del Venezia contro la Juve) saranno arrivati cadeau contro Atalanta e Lazio.
E in questo incrocio di ipotesi, sarà proprio il turno del 18 Dicembre, con Atalanta-Roma, a prendere la temperatura della corsa champions. I bergamaschi ci arriveranno ancora da 4°? La Roma, invece, avrà tenuto la quinta posizione o ceduto ai rivali storici?

Resterà un altro turno, prima dello stop natalizio, ma è chiaro che lo snodo determinante sarà quello sopra citato.
Arrivarci con questo attuale distacco, se non minore, per la Roma significherà vivere una seconda parte di stagione con tutt’altre aspettative. Viceversa, la rincorsa (anche se non impossibile) risulterà ancora più ardua e complessa.

Ecco perché ogni piccola pedina che un club in trasformazione (e non già compiuto come, appunto, la Dea di Gasp) come la Roma perde in questa fase può pesare il doppio. In fondo, una prova lo è anche il numero importante di assenze che (al netto di altre problematiche) per Juventus e Lazio stanno soffrendo in questa fase più del dovuto. Immobile, per esempio. O, adesso, Chiesa, per dirne un altro tra i tanti.
Tutti e tre i coach, del resto (Mou, Sarri e Allegri) hanno preso in mano tre progetti del tutto nuovi, per i quali serve quel tempo che, si sa, nel calcio non c’è.

Se alla Juve non esistono stagioni di transizione (Allegri docet) e alla Lazio gli umori ondivaghi non possono non tenere conto della complessità che un vestito tattico come il Sarrismo prevede almeno in fase iniziale, alla Roma, forse, il peso delle pressioni che la presenza dello Special One per antonomasia produce potrebbe esser risolto proprio dallo Special One stesso. Felix, il neo Mkhitaryan, la maturazione di Pellegrini stesso e, ancora, El Shaarawy terzino, senza contare i buoni esiti della coppia Zaniolo/Abraham: necessità-virtù. Per uno che allenava finora i Globetrotter, tanta roba o no?