Carovana dei migranti in Sud America: motivazioni e conseguenze

    Il dramma degli immigrati che scappano dalle zone disastrate non accenna ad arrestarsi, specie in Sud America dove in migliaia hanno dato vita ad una quasi interminabile carovana che sta risalendo le zone centrali, passando per Guatemala e Messico, con lo scopo di raggiungere la ‘terra promessa’ degli Stati Uniti. Il presidente Trump non saprebbe gestire un tale situazione qualora i migranti varcassero il confine. Per prevenire una possibile invasione, il capo della Casa Bianca ha schierato l’esercito lungo la frontiera con il Messico e minacciato tagli a quei Paesi che stanno dando ospitalità ai profughi. Questi sono solo due dei provvedimenti che Trump ha già messo in atto nella sua campagna contro l’immigrazione irregolare e che stanno scuotendo i suoi oppositori. C’è però chi sostiene le posizioni di Trump e sta facendo di tutto per eliminare, nel senso letterale del termine, i suoi detrattori. Infatti in questi gironi molti ordigni esplosivi sono stati fatti recapitare nelle dimore degli esponenti democratici (tra questi anche l’ex presidente Usa Barack Obama) i cui mandanti si presuppone che siano membri organizzati dell’estrema destra. Un congegno esplosivo è stato fatto recapitare anche al magnate George Soros, da sempre contrario alla politica trumpiana e accusato dallo stesso presidente di manovrare la carovana di profughi. Sull’altro versante, quello del centro america, dopo che le autorità erano state clementi con chi assisteva gli immigrati, adesso hanno minacciato arresti per chi li darà sostegno. Molti dei partecipanti della carovana provengono dal Venezuela, Paese sotto un duro regime militare e dove grava una crisi economica insostenibile, tanto che il cibo è arrivato addirittura a costare un milione di pesos. Per chi è voluto rimanere in patria, non se la passa tanto bene: fili interminabili agli sportelli dei bancomat, dove l’inflazione costringe a prelevare ingenti quantità di denaro e file davanti a supermercati e negozi di prima necessità. Chi ancora risiede nel Venezuela non ha il diritto per accedere alle costose cure sanitarie. Proprio sull’inacessibilità della sanità locale è avvenuto l’ultimo caso.È successo ieri quando una giovane venezuelana ha dovuto partorire sul ciglio della strada nell’affollatissima strada centrale di Avenida Universidad di Caracas. Essendo inabilitata ad entrare presso una struttura ospedaliera, la ragazza si è accasciata a terra fra le grida e le urla dei passanti che cercavano di aiutarla e la esortavano a “respirare profondamente”. A documentare l’accaduto è stato il giornalista dissidente Carlos Julio Rojas che, dopo aver ricevuto le immagini dell’accaduto, l’ha postate prontamente tramite Twitter. In seguito Rojas ha raccolto la testimonianza della giovane madre che ha ammesso di non poter permettersi una struttura sanitaria adeguata, non disponendo di sufficiente liquidità. Il giornalista ha riferito che poco dopo il fatto, sul posto è giunta una volante della polizia che ha prelevato la giovane e l’ha portata in un centro medico. Un documento della terribile situazione che sta vivendo il Venezuela e che si ricollega anche alla diaspora dei profughi del Centro America.