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    Case popolari: quello che c’è da sapere

    Definite alloggi Iacp (alloggi Istituto Autonomo Case Popolari), o Erp (Edilizia Residenziale Pubblica), le case popolari altro non sono che edifici di pubblica proprietà, da destinare a soggetti e famiglie bisognose, che in questo modo hanno la possibilità di poter condurre un alloggio ad un costo di affitto minimo, fuori dal mercato.

    Dunque è ovvio che la prima condizione richiesta per accedere al bando di assegnazione – averne cioè il diritto – è di non superare un certo reddito massimo in rapporto al nucleo familiare. Ovviamente parliamo di alloggi semplici, certamente non lussuosi, con spazi adeguati al numero dei componenti del nucleo familiare, costruiti con rifiniture abbastanza semplici.

    Le condizioni per aspirare a una casa popolare

    Intanto cosa si intende per nucleo familiare? Si fa riferimento in primis ad una famiglia composta dai coniugi (od anche da un singolo genitore con i figli) ma, attenzione, nulla cambia anche in caso di convivenza ‘more uxorio’, ovvero un rapporto affettivo tra due persone non vincolato però dal matrimonio. Sono compresi nel nucleo familiare anche i discendenti, gli ascendenti o, fino al terzo grado – ma qualcosa sta già cambiando – persino i collaterali.

    Urge però sottolineare che al momento della pubblicazione del bando di assegnazione, perché la convivenza sia accettata come una condizione sancita, il richiedente deve dimostrare che tale condizione sentimentale sia tale da almeno due anni. Stessa cosa anche per due persone che dichiarano essere conviventi pur non avendo vincoli di parentela o affinità, che debbono in ogni caso ‘certificare’ la loro situazione di more uxorio da minimo 2 anni. Stessa cosa anche in presenza di una persona disabile, non autosufficiente, portatrice di handicap, o avente un’età superiore ai 60 anni.

    Altro discorso invece per i cittadini extraeuropei, per i quali possono essere considerate interne al nucleo familiare persone di cui è stato richiesto il ricongiungimento.

    Presentare la domanda dopo il bando

    E’ ovvio che a spingere un cittadino a presentare la domanda di assegnazione di alloggi di residenza pubblica (che a seconda del bando può essere presentata al Comune, alla Provincia o alla Regione), debbono sussistere una serie di certificate condizioni di disagio, la cui somma determina un punteggio che verrà poi inserito all’interno di una graduatoria e, nel momento in cui dovessero liberarsi degli alloggi, o costruiti di nuovi, il Comune procederà quindi alle assegnazioni seguendo le priorità determinate appunto dalla graduatoria precedentemente stilata.
    Purtroppo per fare domanda è necessario che esca un apposito bando, sarà quindi premura del richiedente informarsi continuamente visitando l’area specifica del sito del Comune riservata all’edilizia pubblica, o andandosi ad informare presso gli uffici preposti.

    Nella maggior parte dei casi il Comune designa agli Istituti Autonomi per le Case Popolari (Iacp), o alle Aziende Territoriali per l’Edilizia Residenziale (Ater), la gestione delle case popolari, e la domanda può essere indirizzata all’ente pubblico in questione, presentandosi direttamente allo sportello comunale, tramite un patronato, online, o attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno.

    Quali sono i requisiti richiesti per l’assegnazione

    E’ il bando ad elencare solitamente i requisiti previsti per poter accedere alla domanda, ad ogni modo le condizioni prevedono che il richiedente:
    – Risiedere nel territorio comunale, al di al della nazionalità perché i bandi sono aperti a tutti, anche agli immigrati extracomunitari, purché risultino essere in regola con il permesso di soggiorno.
    – Non essere proprietari di altri alloggi (o essere proprietari di altri alloggi ma inadeguati alle esigenze familiari); Non aver occupato abusivamente altre case popolari negli ultimi cinque anni; Non aver subito uno sfratto da altre case popolari negli ultimi cinque anni; Proporzionatamente alla famiglia, non superare un determinato reddito massimo.
    In particolare, è ovvio che la situazione reddituale è bilanciata dal numero dei componenti del nucleo familiare, de minori presenti, e di invalidi. Se ad esempio una coppia di coniugi denuncia un reddito di 5mila euro ma, ha dieci figli a carico, va da se che si trovi in una situazione economica inadeguata. Altro esempio, quello di una ragazza madre, con due figli a carico, che ha un reddito mensile di 600 euro. Lo stesso dicasi per una ragazza madre, che guadagna 500 euro al mese e ha due figli per esempio, senza nessun’altra entrata.

    I documenti da presentare

    Premesso che il modulo da compilare al Comune, disponibile online o presso gli uffici comunali), alla domanda debbono essere allegati: una copia del documento di identità; una Marca da bollo il cui importo viene determinato dal Comune; l’Indicatore della Situazione Economica (ISE-erp) e, quello ‘Equivalente’ (ISEE-erp), documenti solitamente rilasciati dai patronati del comune di residenza, dopo aver presentato il proprio CUD o redditi.
    Come dicevamo, presentata la domanda, in base ai punteggi acquisiti verrà istituita una graduatoria che sarà poi pubblicata al Comune (consultabile anche online), attraverso la quale il richiedente potrà monitorare ‘in tempo reale’ la situazione.

    L’assegnazione e l’eventuale riscatto dell’alloggio

    Già spiegato sopra, il Comune nell’assegnare i posti può attingere da alloggi appena costruiti, ma anche tra quelli liberati in seguito a determinate dinamiche: sfratto per abusivismo. morosità, trasferimento degli inquilini, morte, cambio della situazione reddituale, ed altro ancora. Per quello che riguarda il canone di locazione, proprio perché si presume che chi richiede una casa vive in condizioni economiche disagiate, ed essendo le case popolari soprattutto di ‘pubblica utilità’, il canone di affitto è solitamente molto basso rispetto ai prezzi di mercato. Parliamo di bilocali a 50 euro al mese, trilocali a 100 o, in presenza di famiglie numerose, anche di quadrilocali a 200 euro al mese. Ovviamente poi i costi variano dal Comune di residenza perché, anche se non c’è un prezzo fisso, si ragiona comunque di costi di affitto davvero irrisori.

    Il riscatto. E’ bene sapere che questo non è detto che sia automatico, e che comunque solitamente per poter accedervi passano spesso molti anni. Premesso però che ciascuna Regione e Provincia affianca a questa legge nazionale, la propria normativa locale, per quel che riguarda invece il riscatto (Legge del 24 dicembre 1993, n. 560), possono accedere a tale situazione sia gli assegnatari che i familiari conviventi dell’intestatario dell’alloggio popolare.

    Come accade per l’assegnazione, anche per il riscatto della casa popolare, è necessario che esca l’apposito bando comunale. Consegnata la domanda e la documentazione richiesta, seguirà poi l’eventuale accettazione o rifiuto della domanda di riscatto. Anche qui, come per il bando, affinché il Comune conceda l’acquisto dell’alloggio tramite riscatto, è necessario che l’assegnatario, il familiare, o l’erede: viva nella casa in questione da almeno cinque anni; Non presenti morosità dei canoni di affitto; Non superi il reddito economico massimo previsto; abbia la Cittadinanza italiana, europea, o extracomunitaria – con regolare permesso di soggiorno; risieda nel Comune; e che non sia titolare di altri alloggi adeguati al nucleo familiare. E’ vero che il costo di una casa popolare è sicuramente inferiore – di molto – rispetto ai prezzi di mercato, ma ‘è anche da dire che spesso a causa dell’usura (quando non addirittura della trascuratezza da parte degli enti di gestione), gli alloggi popolari abbisognano di lavori di manutenzione spesso abbastanza importanti. In ogni caso, onde evitare speculazioni, chi acquista un alloggio popolare non può affittarlo entro i primi 5 anni, e venderlo prima di 10.
    Max