Caso-Genova: verso la nazionalizzazione della rete di infrastrutture?

Dopo la tragedia del Ponte Morandi in quel di Genova, da qualche tempo, come fatto ampiamente trapelare e dopo averlo anche evidentemente comunicato, il governo italiano pensa ad un percorso di nazionalizzazione della gestione delle sue infrastrutture.
Il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Danilo Toninelli ha dichiarato che il governo “farebbe del suo meglio” per una rivalutazione profonda del sistema delle concessioni – sotto il quale le risorse pubbliche sono gestite da società del settore privato.
Il Ministro ha chiarito che le autorità esaminerebbero “caso per caso se l’interesse pubblico è meglio protetto da una forma di nazionalizzazione o rinegoziazione dei contratti in corso in modo da renderli meno favorevoli ai beneficiari delle concessioni”.
L’annuncio di Toninelli arriva dopo l’aumentare delle polemiche e delle contestazioni con Autostrade per l’Italia, che gestisce quasi la metà della rete autostradale italiana – compresa la strada A10 che include ciò che resta del ponte – ed è stata colpita dall’accusa da parte del governo di aver guadagnato investendo pochissimo in opere di manutenzione. Il governo si è impegnato a revocare i lucrosi contratti di Autostrade dopo un disastro che ha anche lasciato centinaia di senzatetto e causato gravi disagi a Genova.
Toninelli ha anche comunicato che chiederà “un programma dettagliato di operazioni di gestione ordinaria e straordinaria” nel momento in cui parlerà con tutti i concessionari che attualmente amministrano l’infrastruttura italiana a settembre. Qualsiasi decisione che porti alla nazionalizzazione troverebbe, comunque, in linea di principio, la Lega abbastanza sulle sue, in considerazione della vicinanza del partito alle logiche della grande imprenditoria italiana.