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Contagi, I ricercatori: “In ambienti chiusi il Covid può essere trasmesso parlando fino a circa 1-1,5 metri di distanza”

Ormai non ci son più dubbi circa la straordinaria contagiosità di questa variante. Ma ci si domanda, premessa la mascherina e la distanza, diversamente cosa facilità la trasmissione del contagio?

Una domanda intorno alla quale si è sviluppato uno studio tutto italiano, condotto dall’Arpa Piemonte e dall’Università di Torino e, per la parte teorica e modellistica, con la collaborazione dell’Università di Cassino e della Queensland University of Tecnology.

I ricercatori: “In ambienti chiusi il Covid-19 può essere trasmesso semplicemente parlando fino a a circa 1-1,5 metri d distanza”

Ebbene, quello che è stato accertato, è che in ambienti chiusi il Covid-19 può essere trasmesso per via aerea, non soltanto attraverso il cosiddetto ‘Droplet’ (le goccioline respiratorie) ma, addirittura per ‘aerosol, fino a circa 1-1,5 metri, così come a seguito  delle emissioni prodotte semplicemente mentre si parla normalmente.

Questo perché, come hanno spiegato i ricercatori (il cui studio è stato pubblicato dal ‘Journal of Hazardous Materials’), grazie ad un innovativo metodo, sono riusciti a campionare ed analizzare la Sars-CoV-2 nell’aria. Si tratta di una dimostrazione attualmente ancora non annoverata nella letteratura scientifica.

Un sistema che grazie all’Arpa si è riusciti a dimostrare il collegamento diretto fra l’emissione di una carica virale emessa da un soggetto positivo, e le concentrazioni di virus depositate nell’aria in condizioni controllate.

I ricercatori: “Abbiamo dinostrato che il virus può essere trasmesso per via aerea in ambienti chiusi non solo attraverso le droplets”

Come ha spiegato David Lembo, direttore del Laboratorio di Virologia molecolare dell’Università di Torino, ”Questo studio colma finalmente una lacuna di conoscenza circa la trasmissione di Sars-CoV-2 con una solida evidenza sperimentale che risolve un tema controverso. Possiamo ora affermare che il virus può essere trasmesso per via aerea in ambienti chiusi e non solo attraverso le droplets. Un successo della ricerca italiana che permetterà di applicare i metodi sviluppati anche allo studio degli altri virus respiratori noti e a quelli che si potrebbero presentare in futuro“.

I ricercatori: “Mascherine chirurgiche, distanziamento e vaccini non sono sufficienti ad evitare il diffondersi dell’infezione”

Dal canto suo Giorgio Buonanno, dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, ha rimarcato: ”Lo ripetiamo da tempo e ora ne abbiamo anche la dimostrazione. Il virus si trasmette per via aerea negli ambienti chiusi. E qui mascherine chirurgiche, distanziamento e vaccini non sono sufficienti ad evitare il diffondersi dell’infezione, come la variante Omicron ha ulteriormente dimostrato. Ma ci sono valide contromisure, di tipo tecnico-ingegneristico: ventilazione, riduzione dell’emissione, gestione dei tempi di esposizione e affollamento possono mitigare il rischio di infezione. Siamo in grado di mettere in sicurezza l’aria, a prescindere dalle varianti, come già è stato fatto con l’acqua“.

I ricercatori: “La ricerca e la conoscenza sono l’unica arma che abbiamo per combattere il Covid-19”

Inoltre, aggiunge Matteo Marnati, assessore piemontese alla Ricerca applicata Covid, ”La scoperta di questa nuova metodologia permetterà di studiare e ridurre lo sviluppo del virus negli ambienti chiusi. Questo risultato conferma ancora una volta lo sforzo che il ‘sistema Piemonte’ mette in atto per conoscere la pandemia e fornire risposte efficaci. La ricerca e la conoscenza sono l’unica arma che abbiamo per combattere il Covid-19 e per poter formulare strategie sanitarie, basate su analisi dei dati e modelli matematici sicuri“.

I ricercatori: “L’ambiente e le matrici ambientali sono fondamentali come sentinelle per le ricadute sanitarie”

Infine, prosegue per Arpa Piemonte Angelo Robotto, ”La migliore ricerca, scaturisce dall’incontro di competenze differenti, complementari e sinergiche. Arpa Piemonte è parte di un prestigioso pool internazionale di scienziati che fa del metodo scientifico il proprio driver nella gestione del rischio di infezione da patogeni a trasmissione aerea negli spazi chiusi. Non c’è dubbio che un adeguamento tecnologico radicale deve essere introdotto per mettere in sicurezza gli ambienti indoor attraverso la ventilazione ed il trattamento dell’aria. L’ambiente e le matrici ambientali sono fondamentali come sentinelle per le ricadute sanitarie”.

Max