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Corea, Kim fa giustiziare negoziatore del summit

Epurazioni e ruvidezze: secondo quanto emerge dalle indiscrezioni divenute ormai di pubblico dominio, Kim avrebbe fatto giustiziare il capo negoziatore del summit con il presidente Donald Trump a seguito del flop delle operazioni di accordo.

Sarebbe questo il culmine di una escalation di provvedimenti che in Corea del Nord si sarebbe letteralmente abbattuta sui funzionari considerati responsabili del fallimento del secondo summit con gli Stati Uniti andato in corso nel finale del mese di Febbraio. E stando a quanto trapela, il capo negoziatore Kim Hyok-chol sarebbe stato giustiziato a marzo.

Kim Yong-chol, ovvero sia l’ex braccio destro del leader Kim Jong-un pare che, dopo esser sparito da settimane in relazione a qualsiasi apparizione in pubblico, sia andato spedito in un campo di rieducazione.

Kim rinchiude il suo braccio destro. Epurazioni e purghe in Corea del Nord

Alcune fonti di Seul si dicono certe del fatto che il supremo leader coreano non abbia preso affatto bene il pessimo esito dei lavori volti a trovare un’intesa con gli Stati Uniti, in quel di Febbraio. Tanto, da arrivare a pensare di non voler risparmiare neppure la sorella minore Kim Yo-jong, a cui pare sia “stato consigliato di tenere un basso profilo”. Kim Hyok-chol, poi, ne avrebbe pagato duramente il prezzo.

Aggiornamento ore 06,49

Gravi sono state, come confermano ulteriori fonti coreane, le reazioni del leader supremo della Nord Corea Kim dopo i pessimi risultati dei tentativi di accordo che il suo paese e gli Stati Uniti di Donald Trump hanno provato a instradare verso un sentiero di aria nuova in considerazione delle storiche ruggini tra i due governi. Il numero uno coreano ha deciso per il tabula rasa.

Kim Hyok-chol, che era nei fatti l’equivalente coreano del rappresentante americano Stephen Biegun, è finito, stando a quanto viene fuori dalle fonti locali, direttamente di fronte al plotone d’esecuzione a Marzo: e non da solo. Con lui, anche altri quattro altri funzionari senior. E l’accusa è di quelle gravi, anzi gravissime: aver spiato per conto degli Usa.

Le fonti di Seul ha chiarito poi alcuni dettagli circa la genesi e la successiva evoluzione della vicenda. Parrebbe che al di là degli esiti specificatamente negativi delle trattative, a Kim Yong-chol non sia stato perdonato il fatto di essere l’interlocutore del segretario di Stato Mike Pompeo (con il quale si è peraltro anche a Washington, laddove, detto per inciso, era anche stato accolto alla Casa Bianca direttamente da Donald Trump) e di aver, secondo questa interpretazione accusato  di aver sfavorito il buon esito delle intese.

Aggiornamento ore 9,17

In base alle informazioni fatte trapelare e emerse con veemenza nelle ultime ore, Kim Hyok-chol, sarebbe stato costretto ai lavori forzati nella provincia di Jagang.  E intanto, a Kim Song-hye del Dipartimento del Fronte Unito è toccato campo per prigionieri politici.

Sembra esser finito in un analogo campo di prigionia, pure l’interprete del leader, Shin Hye-yong: la donna pare sia stata accusata di aver “macchiato l’autorità” di Kim per un errore ad Hanoi nel corso di una traduzione.   Insomma, una vera e propria ondata di purghe che non risparmia nessuno.

Kim Yong-chol, secondo le informazioni diffuse a inizio aprile della agenzia Kcna, così come la sorella del leader, Kim Yo-jong, non risultavano nella delegazione che a Vladivostok ha preso parte agli incontri tra Kim e il presidente russo Vladimir Putin.

E intanto, il Rodong Sinmun, lo strumento del Partito dei Lavoratori, ha criticato gli “atti anti-partito e anti-rivoluzionari” generati contro il leader: “Agire come uno che riverisce il leader, sta sognando qualcosa di altro quando si gira intorno è un atto anti-partito e anti-rivoluzionario che ha gettato via la fedeltà morale verso il leader, e tali persone non eviteranno il giudizio severo della rivoluzione. Ci sono traditori e ribelli che memorizzano solo parole di lealtà verso il leader e persino cambiano in base alla situazione del momento”.

Queste manifestazioni “anti-partito” e “anti-rivoluzionario” hanno ricordato le reazioni del 2013, quando Kim Jong-un fece giustiziare Jang Song-taek, lo zio accusato di alto tradimento

Ore 12.41