Home ATTUALITÀ BREAKING NEWS Coronavirus, le Camere Penali: al cinema no e nei tribunali sì’?

Coronavirus, le Camere Penali: al cinema no e nei tribunali sì’?

Per quanti non hanno avuto la ‘sventura’ – visto il contesto – di dover frequentare un’aula di Tribunale, la prima cosa che salta agli occhi è l’enorme affollamento della stessa, con decine di persone – ciascuna accompagnata a sua volta da testimoni ed avvocati – che attendono con pazienza certosina il turno della loro causa. Ora. Inevitabilmente, vista l’emergenza in atto, e lette le misure interne al Dpcm del nuovo decreto, la domanda sorge spontanea: sostare per ore ed ore all’interno di un’aula di Tribunale densa di persone, è forse ‘igienicamente’ più sicuro che recarsi al cinema, in un teatro, o in una sala concerti?

“Si può andare in udienza e non al cinema?”

Una domanda, più che legittima, che la Giunta dell’Unione delle camere penali ha deciso di rivolgere al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, attraverso una lettera aperta, si legge, per avere “risposte inequivoche sulle misure a tutela degli utenti della giustizia”, in relazione all’emergenza coronavirus: “Quali differenze il governo ritiene sussistano, ai fini dell’obiettivo di contenimento della diffusione del coronavirus, tra uno stadio, un’aula scolastica, una sala cinematografica, e invece un Tribunale? E’ giunto il momento di dare agli ‘utenti della Giustizia’ una risposta logicamente e scientificamente ineccepibile: perché non si può andare al cinema, ma si deve andare in udienza? Sin dal diffondersi di questa epidemia, l’Unione delle Camere Penali ha ritenuto di schierarsi dalla parte di chi rifiuta allarmismi e isterie, e sceglie, come sempre, ragionevolezza e buon senso. Ma se avete deciso, e ne avrete avute tutte le ragioni, di chiudere le scuole di tutta Italia, dovete spiegarci perché non chiudere, salvi i processi urgenti ed indifferibili, i Tribunali. Ancor meno comprensibile è l’idea di rimettere ogni decisione ai responsabili degli uffici giudiziari, senza vincolarli a parametri univoci e categorici, ispirati e regolati dagli unici criteri rilevanti, cioè quelli della scienza medica e della tutela della salute pubblica“.
Dunque, secondo l’Ucpi “è del tutto ovvio e condivisibile affermare che non possa essere rimessa agli avvocati la valutazione delle condizioni e dei parametri di salvaguardia della salute pubblica; ma perché questa ineccepibile considerazione non dovrebbe invece valere per un Procuratore della Repubblica o per un Presidente di Corte di Appello? In nome di cosa, cioè di quali cognizioni scientifiche si chiudono alcuni Tribunali, e se ne tengono aperti altri?
Ecco le domande alle quali ci attendiamo – conclude la lettera – adeguate risposte da parte di chi ha la difficile responsabilità di governare un Paese. Dovreste comprendere Voi per primi che in una situazione di allarme sociale e di crescente ansia dei cittadini, regole di comportamento inspiegabilmente diverse adottate in relazione a situazioni equivalenti creano sconcerto, rabbia, smarrimento, ed avviano l’allarme verso la strada pericolosa della paura irrazionale e incontrollabile. Attendiamo fiduciosi le risposte Sue e del Governo del quale Ella è così autorevole parte, sin dalle prossime ore”.

Il Cdm potrebbe sospendere le udienze, salvo urgenze

Richieste lecite che, a quanto sembra, sono a monte del Consiglio dei ministri convocato in queste ore, proprio per pensare ad un apposito decreto, in grado di garantire la sicurezza di tutti. La soluzione più pratica sarebbe una temporanea sospensione delle udienze, salvo urgenze e casi eccezionali.
Max