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CSM, la ‘strigliata di Mattarella che richiede “Vigore, per non indebolire l’esercizio della ‘funzione giustizia’”

Così come evidenziato nel sito istituzionale dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura: “L’art. 87, comma decimo, e l’art. 104, comma secondo, della Costituzione attribuiscono al Presidente della Repubblica la Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)”.

Oltrettutto, nello stesso viene inoltre specificato che “Il CSM  è organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari. Ha rilevanza costituzionale in quanto espressamente previsto dalla Costituzione, che ne delinea la composizione (art. 104) e i compiti (art. 105). Esso adotta tutti i provvedimenti che incidono sullo status dei magistrati (dall’assunzione mediante concorso pubblico, alle procedure di assegnazione e trasferimento, alle promozioni, fino alla cessazione dal servizio). Provvede inoltre al reclutamento e alla gestione dell’attività dei magistrati onorari. Ha infine il compito di giudicare le condotte disciplinarmente rilevanti tenute dai magistrati. Quest’ultima competenza gli è attribuita dalla legge n. 195 del 1958 che  regola, in via generale, la costituzione e le competenze del Consiglio stesso”.

Mattarella: “Le ultime vicende non possono e non devono indebolire l’esercizio della ‘funzione giustizia’. Occorre rigore”

Dunque, al di là delle accese – e per ovvie ragioni, ‘legittime’ – e severe rimostranze avanzate da ogni ambito in merito al recente ‘scandalo delle toghe’, sollevato da Palamara (senza poi contare gli ‘eccessi di protagonismo di taluni), chi più del Presidente della Repubblica è deputato ad intervenire, richiamando all’ordine? Così stamane, in occasione del decennale della Scuola superiore della magistratura, ospitato a Scandicci, Mattarella (per la verità un ‘tantino’ in ritardo), ‘ha preso finalmente posizione’ affermando che “Le vicende registrate negli ultimi tempi nell’ambito della magistratura non possono e non devono indebolire l’esercizio della ‘funzione giustizia’, essenziale per la coesione di qualunque società, anche della nostra comunità. Attività del resto svolta quotidianamente, con serietà, impegno e dedizione, negli uffici giudiziari. Se così non fosse, ne risulterebbero conseguenze assai gravi per l’ordine sociale e nocumento per l’assetto democratico del Paese. Ma occorre un ritrovato rigore“.

Mattarella: “Il magistrato sia consapevole dell’etica, elemento imprenscindibile per assicurare qualità e credibilità”

Entrando poi nel merito dell’occasione, il Capo dello Stato ha aggiunto che ”Alla Scuola compete, in questa congiuntura, imprimere impulso alla consapevolezza di ogni magistrato dell’etica che deve accompagnarlo, dalla quale non si può prescindere per assicurare al cittadino la doverosa qualità e credibilità dell’Ordine giudiziario”.

Mattarella: “La magistratura è chiamata a rivitalizzare le proprie radici deontologiche, rifuggendo dal protagonismo”

Quindi ha poi ‘ammonito’ il Presidente, ”Anche la garanzia della sua indipendenza -elemento irrinunziabile nel modello della Costituzione- risiede nel prestigio che gli viene riconosciuto e, quindi, anzitutto nella coscienza dei cittadini. È un terreno sul quale non sono ammesse esitazioni o incertezze: la magistratura è chiamata, in questo periodo, a rivitalizzare le proprie radici deontologiche, valorizzando l’imparzialità e l’irreprensibilità delle condotte individuali; rifuggendo dalle chiusure dell’autoreferenzialità e del protagonismo”.

Max