Home POLITICA POLITICA ITALIANA “Cura Italia? Un pannicello caldo”, Fontana: “Servono medici. Milanesi state a casa”

“Cura Italia? Un pannicello caldo”, Fontana: “Servono medici. Milanesi state a casa”

Per rimettere in piedi l’economia 25 miliardi sono niente. In questo momento si sta cercando di risolvere la malattia con i pannicelli caldi, che aiutano, per carità, ma non si risolve niente. O si ha il coraggio di dire ‘facciamo misure drastiche per la sanità, per l’economia, se non abbiamo i soldi fa niente’ ma quando uno è in guerra è in guerra”.

Purtroppo, vista l’entità dell’emergenza, in particolare in Lombardia, quanto inserito all’interno del decreto “sono pannicelli caldi perché non prevedono la possibilità di una ripartenza economica e non prevedono il fatto che presto, purtroppo, e spero di essere smentito, c’è il rischio che l’epidemia parta anche in altre Regioni“, avverte giustamente il governatore Fontana, intervenendo telefonicamente a Radio Capital.

“A volte è difficile farsi capire”

Con il governo abbiamo sempre collaborato ma abbiamo avuto visioni diverse – ammette il presidente della Lombardia –  non ci sono dubbi . Ho la sensazione che chi non viva direttamente questa situazione faccia un po’ fatica a rendersi conto di quale sia la realtà, perché quando si parla di poche decine di infettati e contagiati non è la realtà della Lombardia e sta diventando la stessa di Marche, Veneto ed Emilia Romagna”.

La situazione degli ospedali a Milano

L’ospedale da campo del San Raffaele è organizzato da privati, con medici privati, e meno male che lo hanno fatto – spiega Fontana – Il tentativo di fare polemica da parte di qualcuno è davvero fuori luogo. Il privato sta dando una mano e cercare di mettere veleno su queste cose è infondato e fuori luogo”. Riguardo poi ad alla struttura di imminente realizzazione a Fiera Milano, esclusivamente destinata ai malati Covid-19 che, “ci saranno dei contributi enormi da parte di imprenditori, ma l’ospedale è rigorosamente pubblico – tiene a sottolineare –  A Bergamo non diciamo no, assolutamente. Il problema è una questione di medici che non ci sono. L’ospedale da campo che gli alpini hanno messo a disposizione lo possiamo montare ma se non ci sono medici. “Ora – anticipa il governatore – siamo in contatto con la Croce Rossa cinese che dovrebbe mandare un centinaio di medici con una specializzazione particolare. Appena arriveranno non li manderemo a gestire l’ospedale da campo ma li distribuiremo sul territorio, recuperando medici italiani da indirizzare al nuovo ospedale”.

“Guai se le rianimazioni cedono”

Le rianimazioni sono piene, i nostri medici e infermieri stanno facendo un lavoro eccezionale – tiene a rimarcare Fontana – ma sono allo stremo. Sono preoccupato del fatto che prima o poi anche loro possano cedere fisicamente oltre che psicologicamente. Se dovessero cedere loro sarebbe veramente un disastro. Sono state fatte tante rianimazioni in più. Dall’inizio della crisi siamo riusciti a mettere sul campo più di 350 nuovi letti di rianimazione, un piccolo miracolo se si tiene conto che all’inizio ce ne erano 750. E’ stato fatto uno sforzo immenso ma ora sta finendo anche questa ulteriore donazione. Stiamo chiedendo nuovi ventilatori e respiratori. Qualcosina sta arrivando”.

La ‘diatriba’ con la Protezione Civile

Poi il discorso vira sulle polemiche dei giorni scorsi quando la Protezione Civile ha inviato una partita di mascherine al Nord, poi scartate in quanto simili a ‘fogli di carta igienica’: “Sulle mascherine lasciamo stare, non è arrivato molto – ribadisce il Governatore – Quando ci fu la polemica la Protezione civile disse ‘vi abbiamo dato 380mila mascherine’ ma noi ne consumiamo 300mila al giorno. Non c’è la sensazione di quello che sta davvero succedendo“.

“In troppi non rispettano le restrizioni”

Tuttavia, per il presidente regionale “il vero grosso problema è che le restrizioni che potrebbero avere un significato non vengono rispettate. Ci sono ancora troppe persone che girano e che prendono sotto gamba le limitazioni che sono state imposte e fanno la vita di sempre“. Riguardo all’ipotesi di ricorrere al tracciamento delle cellule telefoniche dei cittadini, così come fatto in altri paesi, Fontana è scettico: “non c’è un Grande fratello pubblico, si notano solo i grandi flussi ma non c’è nessuna individuazione e nessuna volontà a farlo, volevamo solo cercare di capire quanto si muovessero sul territorio le macchine”.

E fa l’esempio della Capitale: “A Roma faticano a rendersi conto della situazione. Se fosse stata fatta una comunicazione diversa… non si deve spaventare la gente ma la si deve allertare. Se si continua a mandare in tv gente che dice ‘è solo un’influenza, state tranquilli’ le persone poi si chiedono ‘perché devo restare in casa?'”.

L’appello: “Non uscite”. Ai medici: “Ci servite”

Infine Fontana si congeda da Radio Capital lanciando un appello ai suoi cittadini: “Abbiamo bisogno di invertire i numeri. E’ un appello che faccio: state a casa, non uscite se non è necessario, solo per qualcosa di eccezionale. E quando uscite state da soli, non avvicinatevi agli altri”. Ed ancora, ai medici: “Ci servite! Pensavo ci fosse più risposta tra pensionati e specializzandi ma non c’è. Abbiamo carenza di medici perché quelli che ci sono, oltre a stare cedendo fisicamente, sono pochi. 18mila persone si sono infettate in questi giorni e dobbiamo curarle“.

Max