Dalla ricarica alle app, come si viaggia in auto elettrica in Ue

Una fotografia della mobilità green in alcuni Paesi dell’Unione Europea, scattata attraverso dei viaggi in auto elettrica lungo le strade di Italia, Spagna, Portogallo e Belgio. I viaggi, realizzati tra ottobre e gennaio, fanno parte di un progetto finanziato dalla European Climate Foundation, il cui obiettivo era appunto quello di capire quali fossero gli ostacoli alla mobilità elettrica presenti in più Paesi.  

Altroconsumo, che per l’Italia ha condotto un viaggio, dal nord al centro Italia, fa il punto sui risultati di questo esperimento on the road. In particolare, i viaggi nei Paesi Ue hanno messo in luce alcuni aspetti da migliorare per sfruttare a pieno le potenzialità di una mobilità green.  

Primo punto: ricarica domestica. Secondo il resoconto dell’organizzazione dei consumatori, “il miglior modo di utilizzare un’auto elettrica è caricarla quando è parcheggiata a lungo”. A tale scopo sarebbe utile “promuovere e semplificare l’installazione di punti di ricarica privati negli edifici esistenti e in quelli nuovi dando, ad esempio, accesso a fondi pubblici per installare colonnine private o condivise negli edifici”.  

Per quanto riguarda l’infrastruttura pubblica, la “principale criticità è il tempo necessario per la ricarica, che spesso è troppo lungo”. “Le colonnine di ricarica più comuni impiegano dalle 2 alle 6 volte in più per ricaricare l’auto rispetto alle colonnine ad alta potenza – spiega Altroconsumo – Queste ultime sono ancora troppo poche: solo il 7% circa delle colonnine hanno una potenza superiore ai 42 kW. C’è bisogno di più colonnine di ricarica rapida anche in città”. 

 

 

Quanto ai dispositivi di ricarica lungo le autostrade, queste vie di comunicazione come le altre strade importanti “dovrebbero essere munite di colonnine per ricarica rapida in ogni area di servizio”. E le nuove colonnine dovrebbero avere una “potenza di ricarica superiore ai 50 kW e possibilmente supportare anche ricariche ultra-rapide a 150 kW”.  

Lasciando, poi, “le strade principali e percorrendo strade secondarie, ci si imbatte spesso in situazioni di scarsa presenza di colonnine. Nessuna zona deve essere tagliata fuori e non è accettabile che ci siano più di 50 km fra una colonnina e la successiva”.  

Altra richiesta: “un’unica tessera per tutte le colonnine e i fornitori”. Spesso, infatti, “i consumatori sono costretti a creare account con due, tre o più fornitori per essere sicuri di poter utilizzare tutte le colonnine che fanno parte dell’infrastruttura nazionale”. Su questo punto, il Portogallo rappresenta “un’eccezione positiva dal momento che offre un sistema di pagamento universale: i consumatori possono registrarsi al fornitore e usare un’unica tessera ad ogni colonnina”.  

I pagamenti, poi, dovrebbero essere “pratici e semplici in ogni Paese d’Europa” ed eseguibili anche con “metodi tradizionali, come carte di credito o bancomat, o contanti”.  

Sul fronte delle tariffe, conclude Altroconsumo, “devono essere garantite informazioni chiare” mentre per le applicazioni “serve una maggiore interoperabilità, in modo che l’utente non sia costretto a utilizzare più app per poter accedere a informazioni chiare e precise relative a tutte le colonnine presenti sul territorio”.