Daniele Nardi lancia ancora la sua sfida alla vetta del Nanga Parbat – di Ambra Degli Eredi e Michela Bellomo

    Roma – Si è tenuta proprio ieri mattina presso la Sala del Carroccio del Campidoglio, la Conferenza stampa “Gli astronauti moderni” dedicata all’alpinista italiano Daniele Nardi. Uomo particolarmente legato alla sua terra d’origine, Sezze, provincia di Latina, dal temperamento forte e dall’insaziabile voglia di provare a raggiungere quell’altissima ed inarrivabile vetta. La nuova spedizione dunque, tema centrale della Conferenza, prevede il terzo tentativo di Nardi di scalare il Nanga Parbat in Pakistan, questa volta insieme alla francese Elisabeth Revol, al polacco Tomasz Mackiewicz, all’abruzzese Roberto delle Monache e al cineoperatore Federico Santini, che realizzerà un documentario sull’impresa. La montagna presenta un’altezza di 8126 metri e, insieme al K2, al momento nessuno è mai riuscito a scalarla in inverno. Qualcuno gli chiede se a questo punto tale obiettivo sia diventato un‘ossessione, ma l’alpinista tenacemente dichiara che “no non è un ossessione. E’ la sfida che ti richiama giorno dopo giorno e che ti fa capire che tutti gli allenamenti e le precedenti spedizioni ti fanno arrivare sempre più preparato a qualcosa che nessuno sa bene come affrontare”. Dunque un’avventura che prospetta grandi rischi ed enorme coraggio, dal momento che Nardi ha deciso di non scalare gli 8126 metri in stile classico, quindi non si avranno aiuti dall’esterno, nè potranno essere posizionati campi o corde fisse ed infine si porterà dal basso tutto il necessario per la scalata. Ma nonostante queste forti difficoltà, se davvero Nardi riuscisse a raggiungere quella vetta, sarebbe il coronamento di un lungo sogno iniziato nel 2013, anno del suo primo tentativo e, non da sottovalutare, un orgoglio per l’intera nazione. Alla domanda “in che modo riuscirebbe a fare la differenza rispetto ai suoi predecessori?”, lo scalatore replica dicendo “come farò la differenza? Ovviamente ogni volta che si fa un tentativo record, non si ha la certezza di riuscire e più questo record è al confine con le capacità umane e la tecnologia esistente al momento e più la percentuale di riuscita si abbassa, ma la mia scommessa è proprio questa”. A questo punto non si può fare altro che attendere gli esiti di questa efferata sfida tra uomo e natura.