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“Dobbiamo agire subito per non perdere il controllo, il tempo stringe”, esorta il Prof. Bruno di Pavia

“Abbiamo pochi giorni per evitare che si perda il controllo della situazione. Dobbiamo agire subito”. E’ molto preoccupato Raffaele Bruno, direttore dell’Unità operativa complessa Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, raggiato telefonicamente dall’agenzia di stampa AdnKronos, in merito a questa preoccupante recrudescenza di nuovi casi.

“Il problema è che il virus ha ripreso a circolare alla grande – spiega infatti l’esperto – Se continuiamo con questi numeri e non si fa niente per bloccarlo, il nostro destino è arrivare ai dati che vediamo in Spagna e Francia. Quello che vorrei dire è che, al di là di quelle che saranno le misure, è importante prenderle ora per non arrivare a una situazione in cui gestiremmo male l’arrivo dei pazienti in ospedale. In questo momento ci giochiamo tanto: ci giochiamo il futuro dei prossimi mesi. A mio avviso bisogna essere duri adesso che è in crescita e non aspettare di essere duri quando già gli eventi biologici si saranno consumati”.

Il Prof. Bruno: “Per la Lombardia temo un tragico déja vu”

Il Prof. Bruno ha ormai grande esperienza, del resto, è proprio da qui, dal ‘suo’ Irccs lombardo che ha avuto modi di fare conoscenza con il coronavirus, attraverso il cosiddetto paziente 1’, Mattia.

Ma rispetto ad allora, afferma Bruno “adesso preoccupato anche dei numeri assoluti dei casi, mentre fino a qualche giorno fa leggevo l’aumento percentuale come una spia“. E purtroppo, ancora una volta, la Lombardia fa paura, in particolare modo, sottolinea, “La percentuale di positivi rispetto al numero dei testati. Si è passati dal 3,5% del 7 ottobre al 10% di positivi sui casi testati ieri, e questo è un problema”. Il medico teme dunque “Un tragico déjà vu. Al San Matteo oggi siamo messi benino. Nel senso che abbiamo 40 pazienti Covid, di cui 31 in degenza ordinaria e 9 in rianimazione e gestiamo per ora un flusso ordinato. Siamo pronti ad aumentare le disponibilità, anzi, corregge: siamo in un assetto ‘di guerra’ che ci permette in ogni momento di aumentare l’offerta”. Nello specifico, rassicura, “noi stiamo aumentando i posti della mia divisione Malattie infettive fino ad arrivare nella prossima settimana a più di 80 posti. E poi si aprono anche posti dedicati in Pneumologia e arriveremo a 100 posti disponibili per Covid. Abbiamo margine di movimento in questo preciso istante, ma torno a dire speriamo di non arrivare ad altri numeri. Dobbiamo agire per evitarlo“.

Il Prof. Bruno: “Oggi abbiamo più esperienza ed interveniamo prima”

Oggi però, rispetto a quelli della prima ondata,  si ha che fare con pazienti differenti: “Sono diversi – tiene a rimarcare Bruno – non perché il virus sia diventato più buono, ma solo perché abbiamo il vantaggio in questo momento di vederli prima. Arrivano in una fase più precoce della malattia e dall’altro lato è aumentata la nostra esperienza, abbiamo qualche arma terapeutica in più e questo fattore permette una gestione migliore. In questo momento le linee guida prevedono l’uso di cortisone e dell’antivirale remdesivir e poi tutta un’altra serie di farmaci da studi in corso”. Riguardo invece al plasma ‘iperimmune’, aggiunge, “è un’altra opportunità terapeutica ancora in fase di studio. C’è il trial nazionale in corso, ‘Tsunami’. Alcuni pazienti si avvantaggiano di questo trattamento che va fatto sempre in ambito sperimentale. Una cosa che abbiamo imparato è che più precocemente metti in atto le terapie disponibili, migliore è il risultato”.

Il Prof. Bruno: “Decongestionare i mezzi pubblici e ‘scuola a metà’, è già qualcosa”

Dunque, sperando che non vada peggiorando, cosa fare?Decongestionare i mezzi pubblici, trovo sia importante. Forse se si desse effettivamente corso all’opzione prevista di fare metà lezioni in presenza e metà a distanza almeno alle scuole superiori potrebbe già alleggerire la situazione“. Comunque l’imperativo è fare qualcosa, agire: “Siamo in una situazione difficile, mi rendo conto. E siamo stanchi tutti. Ma sono passati questi 6 mesi e si poteva forse gestire in modo diverso la cosa”. E, proprio per scongiurare “un tragico déjà vu” , il medico rimarca: “Facciamolo”…

Max