DOPO 50 ANNI IN ITALIA LA TBC RAPPRESENTA UN ALLARME. SECONDO GLI ESPERTI: ‘E’ UN’EMERGENZA SANITARIA TRASCURATA, CHE VA ARGINATA’

Era dagli anni della guerra che non se ne sentiva più parlare eppure, da quanto giunge ora dagli esperti, quella della Tbc è un’emergenza trascurata, che urge invece arginare. Secondo il Piano nazionale per la prevenzione 2014-2018, nel nostro Paese la tubercolos è una patologia a bassa incidenza nella popolazione generale (7,7 per 100.000 abitanti nel 2010), ma diffusa in gruppi a rischio. Tuttavia, risulta essere presente in alcune realtà sociale come i senza fissa dimora, o a quanti appartenenti alle classi più povere, tossicodipendenti, immigrati da Paesi molto colpiti, pazienti immunodepressi – e in alcune aree metropolitane, dove l’incidenza può addirittura quadruplicare. E i casi sono in aumento fra i 15 e i 24 anni. “Il ritorno della Tbc – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – rappresenta un’emergenza sanitaria sottovalutata perché esistono numerosi ostacoli per un’efficace prevenzione e trattamento: standard assistenziali spesso obsoleti a dispetto di una notevole evoluzione delle conoscenze scientifiche, frammentazione e scarso coordinamento dei percorsi assistenziali tra servizi di sanità pubblica, cure primarie e assistenza specialistica, barriere culturali e linguistiche, carenze nella rete di diagnosi e cura”. Per colmare il ’buco’ di linee guida nazionali aggiornata, la Fondazione Gimbe, che, ha realizzato la sintesi italiana delle indicazioni pubblicate a gennaio dal Nice (l’Istituto britannico per la salute e l’eccellenza sanitaria), con un approccio sistematico e integrato alla prevenzione, diagnosi, terapia e gestione della Tbc, combinando le misure di sanità pubblica con quelle clinico-assistenziali-organizzative. Il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018, ricorda Gimbe, elenca “tra gli obiettivi prioritari ’l’implementazione di linee guida aggiornate’, ma di fatto l’ultimo aggiornamento delle linee guida nazionali risale al 2010”. Per Cartabellotta, “la mancanza di linee guida aggiornate, in grado di sintetizzare le migliori evidenze scientifiche, rappresenta un ulteriore ostacolo alla gestione ottimale della Tbc: l’uso appropriato dei nuovi test diagnostici (Igra test, Naat), le strategie per migliorare l’aderenza terapeutica e i protocolli di cura per i casi multi-farmaco resistenti oggi sono ben lontani dall’essere promossi in modo uniforme sul territorio nazionale”. Le linea guida del Nice, tradotte in italiano dalla Fondazione Gimbe (www.evidence.it/TBC), indicano misure per il controllo dell’infezione, diagnosi e terapia dell’infezione latente (in particolare nei bambini di età inferiore a 2 anni), trattamento della Tbc multi-farmacoresistente, strategie per migliorare la compliance terapeutica e potenziare il case management della Tbc, protocolli di trattamento per la tubercolosi attiva, strategie per riprendere la terapia dopo la sospensione per effetti avversi, criteri di appropriatezza per la vaccinazione Bcg. “Tutti i professionisti coinvolti nella gestione della malattia tubercolare – conclude Cartabellotta – dovrebbero prendere in considerazione queste linee guida, per garantire un’assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale per questa emergenza sanitaria, che può essere adeguatamente prevenuta e trattata integrando le migliori evidenze nei percorsi assistenziali regionali e aziendali”. Certo, sarebbe interessante capire le ‘vere’ origini di questa grave e preoccupante recrudescenza sanitaria