Dopo lo scontro sull’articolo 18 si rafforza nel PD l’ipotesi scissione. di Giovanni Miele

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    All’apparenza  la situazione dovrebbe essere sotto controllo per il cammino parlamentare della legge delega sulla riforma del lavoro ed anche per l’emendamento del Governo per il superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. La sinistra Pd, stando alle parole di Bersani, dopo lo scontro nella direzione , dovrebbe rispettare la disciplina di partito, ma spesso, si sa, specie in politica alle parole non corrispondono i fatti.

    La guerra a Renzi da parte della vecchia guardia è ormai dichiarata e le polemiche sul tesseramento, con gli iscritti ridotti ai minimi termini, ne sono l’ultima dimostrazione. La fuga degli iscritti, dicono quelli della vecchia ditta bersaniana, è un segnale preoccupante di delusione e disaffezione dei militanti di fronte al cambiamento di pelle imposto da Renzi al PD. Uno stravolgimento dell’identità storica del primo partito della sinistra italiana ed europea, che non potrà non avere conseguenze. I rottamati sanno bene che quel bacino di ex iscritti ed ex militanti, nutrito per decenni da ideologie ispirate all’antagonismo sociale e culturale, se non antropologico, da antiandreottismo, anticraxismo e antiberlusconismo viscerale, è pronto a rispondere al richiamo della foresta, che riecheggia, in un mix di esaltazione identitaria, lotta di classe e potere locale, girotondismo e sindacalismo, pacifismo e incarichi pubblici ben retribuiti.  E allora quale migliore occasione della tribuna e del voto parlamentare nell’aula del senato, per un appello alla mobilitazione generale contro il pericolo della reazione renziana?  Su questo si riflette e si discute in queste ore nelle riunioni più o meno ristrette e riservate di certo ambienti della sinistra, ma non si può prevedere se ci saranno a breve conseguenze politiche. Può darsi che per ora Matteo Renzi riesca, col voto di fiducia, a superare gli scogli affioranti della navigazione parlamentare, ma la resa dei conti sarebbe solo rinviata perché ormai il processo di separazione è avviato e non potrà che concludersi con una scissione politica del PD.