Home ATTUALITÀ Draghi: “Pnrr non è Piano del governo ma dell’Italia, tutti collaborino”

    Draghi: “Pnrr non è Piano del governo ma dell’Italia, tutti collaborino”

    (Adnkronos) – “Il Pnrr non è il Piano di un governo, ma di tutta l’Italia, e ha bisogno dell’impegno di tutti per garantirne la riuscita nei tempi e con gli obiettivi previsti. La politica italiana sa ottenere grandi risultati quando collabora – tra forze politiche di colori diversi, tra Governo centrale ed enti territoriali”. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo alla Direzione nazionale antimafia ed antiterrorismo dove si è recato in visita nel pomeriggio.  

    “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha rimarcato il premier – rappresenta una straordinaria opportunità per sostenere l’economia in un momento di rallentamento; per rilanciare il Paese dopo due decenni di crescita lenta e diseguale; per dimostrare ai cittadini e ai nostri partner europei che l’Italia sa investire bene e con onestà. Grazie al Pnrr, investiamo quasi 20 miliardi per misure di inclusione sociale e introduciamo riforme e interventi per ridurre i divari generazionali, regionali, di genere. Penso al reimpiego dei beni confiscati alla criminalità organizzata da parte delle amministrazioni comunali, una misura importante nel contrasto patrimoniale alle mafie. Sono progetti – ricorda Draghi – che portano nuova vita e orgoglio nelle comunità locali e che necessitano della collaborazione dei Comuni, ad esempio con il rispetto dell’obbligo di pubblicità. Per tutelare gli investimenti, abbiamo ampliato i poteri dei Prefetti, intensificato i controlli, rafforzato l’Organismo centrale di monitoraggio, raccolta e analisi di informazioni sul rischio di infiltrazione. Abbiamo previsto l’assunzione di 700 persone da parte dei ministeri competenti, anche per potenziare le attività di controllo e sostenere gli enti locali”. 

    “La confisca dei beni sottratti alla mafia – ricorda Draghi – è frutto di una legge del 1982, che porta i nomi di Pio La Torre, ex segretario del Partito comunista siciliano, e di Virginio Rognoni, allora ministro democristiano dell’Interno, scomparso il 20 settembre scorso. È stata parte delle fondamenta su cui i giudici Falcone e Borsellino hanno costruito il maxiprocesso contro Cosa Nostra; ha fornito la base legale per successive inchieste che hanno inferto ulteriori, durissimi colpi alle mafie e ha contribuito a rendere il recupero e la confisca dei beni alle mafie in Italia un modello a livello europeo, uno strumento di cooperazione tra Stati membri. Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che l’Italia ha fatto nella lotta alla mafia – sottolinea il premier – di ciò che voi e i vostri colleghi avete fatto. Al tempo stesso – ammonisce – dobbiamo essere consapevoli che questo impegno deve continuare, senza esitazioni, anche nei prossimi anni”.  

    “L’antimafia è patrimonio di tutti, da custodire e rafforzare. Siete la nostra certezza che le mafie hanno una fine oltre che un inizio; che ogni attacco ai valori della nostra Repubblica sarà contrastato; che continueremo a batterci per rimuovere ogni ostacolo alla nostra democrazia, alla nostra libertà”, ha concluso Draghi rivolgendo un grazie alla Dna. 

    “Nessuno meglio di voi – scandisce il presidente del Consiglio – sa cosa occorre fare contro le mafie, in Italia e all’estero. Il ruolo del Governo, di qualunque colore esso sia, è mettervi in condizione di farlo al meglio. Contro le mafie, non possono esserci né esitazioni né divisioni. La politica deve essere unita nella condanna delle mafie, coesa nel contrasto a qualsiasi forma di connivenza nelle istituzioni, decisa nel sostegno a chi si oppone al disegno eversivo delle cosche”.  

    “Aiutare le procure e le forze di pubblica sicurezza è essenziale, ma non basta. Dobbiamo continuare a rafforzare la cultura della legalità e ad agire contro le cause profonde che favoriscono la criminalità. Questo sforzo condiviso deve essere particolarmente intenso nei momenti di incertezza economica, come quello in cui viviamo. Le mafie si incuneano nel tessuto economico e finanziario del Paese e sfruttano le difficoltà dei cittadini e degli imprenditori onesti per espandersi, eliminare la concorrenza, riciclare fondi illeciti. Dobbiamo assicurare a cittadini e imprese una rete robusta di protezione economica e sociale, insieme a prospettive serie di sviluppo. C’è bisogno di assistenza, ma soprattutto di lavoro, di crescita. E c’è bisogno di una gestione oculata delle risorse, che respinga i tentativi della criminalità organizzata di appropriarsi dei soldi pubblici come troppo spesso è accaduto in passato”, ha rimarcato il premier.