EBOLA: BARROSO: “RISCHIO CATASTROFE UMANITARIA”. OBAMA PRONTO A NOMINARE UN ’SUPERCOMMISSARIO’

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    “L’Ebola non è problema solo di qualche Stato africano occidentale, ma questa può diventare una catastrofe umanitaria di grandissime dimensioni”. Lo ha detto il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, in occasione della conferenza stampa di chiusura dell’Asem a Milano, sottolineando che è “responsabilità della comunità internazionale intervenire. Tutti abbiamo bisogno di potenziare gli sforzi. La prossima settimana in Ue ne discuteremo e sarà l’argomento principe della Commissione europea per fare proposte al Consiglio” Intanto Barack Obama è pronto a nominare un suo plenipotenziario, uno ’zar’, per affrontare l’emergenza Ebola, ma non crede che il divieto di viaggio negli Stati Uniti per passeggeri provenienti dai paesi dell’Africa occidentale colpiti dall’epidemia, misura chiesta a gran voce dai repubblicani, possa essere uno strumento efficace. Impegnato in una ’full immersion’ della gestione della crisi scoppiata dopo i contagi avuti nell’ospedale di Dallas, che l’ha portato a cancellare viaggi elettorali, convocare vertici alla Casa Bianca ed una conference call con i leader internazionali, il presidente americano prosegue il suo difficile compito di rassicurare il pubblico americano di fronte alla piscosi Ebola. “Capisco che la gente sia spaventata, ma voglio che tutti capiscano che rimane una malattia molto difficile da prendere, i rischi sono estremamente bassi per la gente comune”, ha detto la notte scorsa dopo un nuovo incontro di oltre due ore con i suoi principali consiglieri, teso soprattutto a formulare la risposta agli attacchi che arrivano da parte dei repubblicani che, come era comprensibile, a poche settimane dalle elezioni del 4 novembre, stanno sfruttando al massimo le polemiche per attaccare l’amministrazione democratica per gli errori commessi dalle autorità sanitarie federali. Una strategia che il consigliere della Casa Bianca Dan Pfeiffer non esita a definire “irresponsabile”. “Abbiamo bisogno di calmare le persone, perché molti stanno invece attizzando il fuoco in un modo profondamente irresponsabile – ha detto – comprendiamo però anche che ci sia vera preoccupazione e siamo sensibili a questo”. Proprio ieri, alla Camera dei rappresentanti, controllata dai repubblicani, si sono svolte le audizioni sull’emergenza, diventata “una principale preoccupazione” per gli americani e questione cruciale per molti dei duelli elettorali delle prossime elezioni al Congresso, come ha detto Steve Scalise, “whip”, vale a dire numero tre della leadership repubblicana alla Camera. “C’è più di un dubbio sul fatto che il presidente Obama sia in grado di gestire una crisi del genere e sul fatto che l’abbia presa, per tempo, sufficientemente sul serio”, ha detto Scalise, esprimendo critiche che comunque appaiono condivise anche da alcuni democratici, soprattutto quelli impegnati in difficilissime sfide elettorali. “La principale preoccupazione è che l’amministrazione non abbia risposto in modo sufficientemente veloce”, ha detto per esempio Bruce Braley, senatore che rischia di perdere il suo seggio in Iowa, uno dei duelli che fanno rischiare ai democratici, al momento sfavoriti nei sondaggi, di perdere anche la maggioranza al Senato. Alcuni democratici appoggiano la proposta, espressa dallo stesso Speaker John Boehner, di uno stop dei voli da Liberia, Sierra Leone e Guinea. Ma Obama ritiene che, sulla base del parere degli esperti, sia più efficace un rigido controllo agli aeroporti invece di una misura che, sottolineano i suoi collaboratori, metterebbe anche a rischio gli sforzi della comunità internazionale per aiutare i paesi colpiti dall’epidemia. Senza contare che i viaggiatori potrebbero cercare di entrare attraverso vie non controllate nel paese, aumentando quindi il rischio. “Alla fine potremmo avere un numero maggiore di casi”, ha concluso Obama. Arrivati in Africa occidentale primi 540 soldati Usa – E sono già arrivati nei Paesi dell’Africa occidentale più colpiti 540 soldati americani, avanguardia di un contingente di 4 mila uomini che saranno dispiegati nelle prossime settimane. Lo ha annunciato il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio John Kirby, spiegando che l’impegno militare degli Stati Uniti si concentra sul sostegno logistico, oltre che sull’addestramento del personale medico locale, sulla costruzione di strutture sanitarie e sull’aiuto al coordinamento degli sforzi anti-Ebola.