Editoria, il governo non blocca i finanziamenti

    Subisce un improvviso arresto l’abolizione delle sovvenzioni all’editoria che i pentastellati volevano inserire con una variante nella legge di bilancio: nottetempo l’emendamento 59.08, firmato dal deputato siciliano M5S Adriano Varrica, è stato tolto dalla Commissione Bilancio, e quindi per ora i finanziamenti per cinque testate, Avvenire (5,9 milioni di euro), Italia Oggi (4,8 milioni), Libero quotidiano (3,7 milioni), Il manifesto (3 milioni), Il Foglio(800mila euro), per le riviste cattoliche e per quelle riguardanti le minoranze linguistiche, rimangono immutati. Oltre all’editoria, non sono stati toccati i contributi alle radio private, tra cui Radio Radicale, stabiliti dalla legge 230 del 7 agosto 1990, che il provvedimento voleva invece  togliere. Nello specifico l’emendamento aboliva a partire dal 2020 le sovvenzioni pubbliche all’editoria e modificava dal 2019 regole e destinazione dei versamenti. La Commissione ha quindi optato per non mettere mano al fondo per il pluralismo, che è ancora di 179 milioni. I dem gioiscono, da Debora Serracchiani a Ettore Rosato, perché così non vengono modificati gli stanziamenti, tra gli altri, per il giornale in lingua slovena Primorski dnevnik. La senatrice Pd Tatjana Rojc, rappresentante della frangia slovena, ha spedito “un pensiero riconoscente al presidente Mattarella che ha svolto un ruolo di sentinella della Costituzione”. Cos’è avvenuto? Dato che i grillini, con il sottosegretario all’editoria Vito Crimi, hanno da sempre sostenuto insieme i tagli: un loro ricorrente leitmotiv. Si è fatta sentire la Lega, che hanno sempre espresso delle perplessità sulla variante? Varrica sostiene che è in programma “un approfondimento tra le forze politiche”, e il presidente della Commissione Bilancio, il leghista Claudio Borghi, infatti vede la possibilità che l’emendamento possa emergere nuovamente al Senato, dove però la maggioranza è in minor numero a differenza alla Camera. Intanto però tutto tace. “L’emendamento Varrica è stato ritirato perché sarà ripresentato al Senato” è convinto  Crimi. “C’è bisogno sul tema di un ulteriore approfondimento, di una rimodulazione della progressività delle riduzioni e di interventi specifici per il settore delle edicole. Il taglio dei contributi diretti ci sarà, non c’è nessun passo indietro, ma con attenzione e in maniera corretta”, evidenzia.