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Elezioni Usa 2020, le ultime minacce di Trump per ribaltare il voto in Georgia

“Voglio solo trovare 11.780 voti, uno in più di quello che abbiamo.” Sono le parole di Donald Trump, registrate e diffuse dal Washington Post, in una telefonata con il segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger. Nel colloquio di circa un’ora, Trump ha provato, tra lusinghe e minacce, a convincere Raffensperger, repubblicano, a ribaltare l’esito del voto del 3 novembre nello Stato.

Durante la chiacchierata Trump ha sollevato teorie cospirative sul voto e ribadito la “frode elettorale” di cui è stato vittima. “Perché la Georgia l’ho vinta io“, dice al telefono. Per questo “i georgiani e gli americani sono arrabbiati”. Nonostante le pressioni, Raffensperger non cede: “Non ci sono state irregolarità”. Le minacce del presidente uscente rimbalzano, ma riscaldano un clima già avvelenato. Nello Stato Biden ha vinto di 11.779 voti e domani i suoi cittadini torneranno alle urne per eleggere i due senatori.

Dopodomani, mercoledì 6 gennaio, il Congresso si riunirà per proclamare la vittoria di Joe Biden. Un appuntamento, con la lettura del presidente del Senato, Mike Pence, del risultato elettorale, che dovrebbe essere puramente formale. Ma non sarà così. Undici senatori repubblicani contesteranno apertamente l’esito del 3 novembre per chiedere che venga istituita una commissione d’inchiesta “per verificare che non ci siano state frodi”.

La “verifica”, fallimentare come i circa sessanta ricorsi sui brogli già respinti dai tribunali, potrà solo ritardare la proclamazione ufficiale del team Biden/Harris. Ma negli Stati Uniti gli effetti a lungo termine della politica trumpiana non potranno essere sottovalutati.

Mario Bonito