Home ATTUALITÀ Esperti: “Tecnologia sempre più ponte tra medico e paziente”

    Esperti: “Tecnologia sempre più ponte tra medico e paziente”

    Dall’intelligenza artificiale alla diagnostica per immagini, al teleconsulto e al tele-monitoraggio: tutti esempi che segnalano un cambiamento in corso che va sempre più nella direzione di una medicina preventiva, personalizzata e che arriva a tutti, a prescindere dalla distanza da un centro di eccellenza. Facilitando il dialogo tra medico e specialista su piattaforme digitali, si può infatti garantire lo stesso accesso alle cure di chi vive vicino alle cliniche specialistiche. Questo aspetto diventa cruciale se si considera che in Italia ci sono attualmente 24 milioni di pazienti con patologia cronica, pari a circa il 40% della popolazione, dei quali 12,5 milioni con multi-cronicità.  

    E proprio della tecnologia che si inserisce nella pratica medica, modificando attraverso l’uso di sistemi innovativi una serie di attività, si è parlato in occasione del VI Talk di Alleati per la Salute, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica, realizzato da Novartis. ‘Tecnologia: ponte tra medico e paziente’ il titolo del dibattito, al quale hanno partecipato Daniela Scaramuccia, responsabile del settore pubblico e sanità per Ibm Global Business Services in Italia, una delle più note e longeve società di informatica, Nicola Calabrese, presidente di NetMedica Italia, Francesco Barbieri, Head of Embrace Line di Novartis Italia, e la giornalista Silvia Bencivelli. Moderatore del talk Federico Luperi, direttore Innovazione e Nuovi media Gruppo Adnkronos.  

    “Siamo in un contesto in cui la telemedicina è stata testata – ha detto Scaramuccia – l’innovazione tecnologica c’è per la convergenza di nuove tecnologie, con il clouding e il mobile che ci consentono di trasmettere i dati. Il sistema è economico, sostenibile, sicuro e di qualità. Lo abbiamo dimostrato con la pandemia per dare assistenza. Il Pnrr dà le risorse, ma serve il programma che utilizzi la telemedicina come leva per ripensare il modello di assistenza futura. Ovvero, che superi il concetto del singolo medico e metta il paziente al centro di una struttura di collaborazione tra professionisti che ruotano intorno all’assistito. C’è la tecnologia, ci si crede, ma serve un piano da disegnare intorno al paziente”.  

    La tecnologia – è emerso dal dibattito – aiuta il medico, il paziente e il caregiver in molteplici attività. “Un esempio è il Green pass – ha spiegato ancora Scaramuccia – uno strumento che ci ha aiutato ad essere più liberi e che mette insieme informazioni di diversi enti, e vale a prescindere da dove ci si è sottoposti al vaccino”.  

    L’Ai, l’intelligenza artificiale, ha poi aggiunto la responsabile del settore pubblico e sanità per Ibm Global Business Services in Italia, “sa fare una sola cosa: comprende informazioni non strutturate. La nostra sanità è ricchissima di queste informazioni, che per essere consultate richiedono un onere di tempo che non è compatibile con l’attività professionale. Una volta addestrata, l’Ai può leggere le immagini, imparare e portare la migliore diagnostica per immagini anche in realtà diverse. Dal 2018 stiamo lavorando con l’Istituto Pascale di Napoli per uno studio sul cancro della mammella. Obiettivo: anticipare la diagnosi in base all’uso dell’intelligenza artificiale. L’Ai, opportunamente addestrata, ci può aiutare a capire quello che c’è nelle cartelle cliniche, dove ci sono testi liberi, e portarci alla medicina di precisione. Pochi sanno, infatti, che i grandi super computer possono simulare l’interazione di una molecola con il recettore. Grazie a queste tecnologie si sono potuti sviluppare i vaccini in poco tempo. L’Ai può dare un aiuto fattivo”.  

    “La tecnologia in ambito medico è già una realtà”, tuttavia “serve un cambio di passo e di mentalità. Per la tele-assistenza abbiamo sperimentato l’uso della sensoristica per il supporto dell’anziano nelle ore notturne, per prevedere cadute o altri problemi. Le tecnologie possono abbracciare molte attività umane. Non servono grandi risorse, ma competenze e i professionisti devono essere coinvolti per guidare le tecnologie dove servono”, ha concluso Scaramuccia.