Esuberi in Tim, i sindacati insorgono

    Cresce la preoccupazione per circa 20mila esuberi in Tim e per il probabile scorporamento della società di telecomunicazioni, tutto il comparto delle tlc è in ginocchio per i costi sostenuti per l’ asta 5g e i ricavi in calo, comparto dei call center tra i più vulnerabili alle criticità legate alla delocalizzazione e alla concorrenza sleale. Queste, con gli esuberi in Tim, sono tra le principali motivazioni che hanno smosso i sindacati delle tlc a organizzare il presidio che si è tenuto la sede del Ministero dello Sviluppo Economico. Ansie a cui ha cercato di porvi rimedio il ministro in persona Di Maio parlando alla stampa, dicendo che “sullo scorporo della rete” fissa di Telecom Italia “al momento non c’è alcun progetto in corso” e che “il nostro obiettivo è quello di salvaguardare il livello occupazionale”, non permettendo quindi esuberi in Tim. I sindacati slc cgil, fistel cisl e uilcom uil avevano in programma una riunione con il ministro del Lavoro, ma il faccia a faccia è stato annullato per immprovvisi impegni sull’agenda politica. “La marginalità in calo, la gara sul 5g con un esborso impressionante, l’aumento degli investimenti, stanno mettendo il settore in ginocchio”, ha dichiarato il segretario nazionale della slc cgil, Marco Del Cimmuto. Inerente al problema della rete di Tim e della join venture, sostenuta dal governo con Open fiber, Del Cimmuto commenta che “il tema della rete non può essere distinto dal destino di Tim. I casi di separazione proprietaria non esistono in Europa. Serve una presenza attiva e rafforzata dello stato attraverso la Cdp, va bene la fusione tra la rete di Tim e Open fiber ma il controllo della nuova società deve restare in Tim”. Invece per quanto concerne gli eventuali esuberi con lo scorporo della rete e il temuto spezzatino di Tim “si rischiano – dice Del Cimmuto – tra i 15 e i 20mila esuberi”. Una disgregazione sarebbe dannosa per tutta l’azienda e in particolar modo per il settore commerciale, lo staff, l’amministrazione poichè Tim, senza una rete, avrebbe lo stesso valore sul mercato di altre compagnie più snelle come Wind e Vodafone.