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Fabrizio De Andrè con la PFM, il docufilm per tre giorni nei cinema

Con il tempo, attraverso i ‘meriti acquisiti sul campo’ (dopo 40 anni continua infatti a vendere), oggi è senza dubbio definibile ‘il live per eccellenza’. Un concerto capace di unire poesia, rock, tecnica, groove ed eleganza. Uno show unico e ‘rivoluzionario’, soprattutto perché messo ‘on the road’ proprio nel bel mezzo dei ‘pericolosi’ processi che certa ala politica allora riservava agli allora cantautori, a loro dire fagocitati dal sistema e dal potere… perché ‘pretendevano’ di far pagare un biglietto! Tempi lontani, per certi versi anche teneri e romantici, se specchiati ad oggi, dove un rocker come Vasco può permettersi per sei giorni consecutivi lo stadio San Siro sold out a 40 euro a biglietto.

Quel concerto ‘galeotto’ della Pfm a Nuoro…

Quello che chiamiamo concerto, in realtà fu un vero e proprio evento, che maturò in Fabrizio de Andrè dopo aver ‘sperimentato da cantautore’ (nel 1975), gli ampi spazi rappresentati dai palazzetti dello sport o da locali, proponendosi nella classica versione acustica, chitarristica. Ma il cantautore non amava l’attività live, specie in quegli anni di continue contestazioni. Poi, una sera d’estate, accadde che la Premiata Forneria Marconi – che aveva già collaborato con lui in sala d’incisione per ‘La buona novella’, fosse in concerto nel nuorese, molto vicino alla località sarda dove il cantautore genovese stava realizzando un’azienda agroalimentare. Dopo lo show, molto apprezzato, Fabrizio invitò i vecchi amici a mangiare da lui. Il giorno dopo, a pranzo, nacque l’idea di tornare a lavorare insieme, con la Pfm che si sarebbe presa carico (grazie soprattutto anche al genio musicale di Mauro Pagani), di ri-arrangiare completamente le canzoni di De Andrè.
Da non dimenticare che, oltre ai successi personali come band nell’ambito del rock-progressive, la Pfm godeva di grandissima credibilità in termini tecnici, anche per aver suonato in quasi tutti i singoli di di successo di Lucio Battisti, e dunque avere come supporto musicisti del loro calibro, era già di per se garanzia di un lavoro di alta qualità.

Di Cioccio: “Voleva fare il contadino… accettò la sfida”

L’inizio di questa meravigliosa avventura è ormai indelebile nella mente di Franz Di Cioccio, batterista e frontman della Pfm: “Fui io a fargli la proposta indecente, spiegandogli che all’estero la musica è importante, mentre da noi se fai un genere, gli altri ti sono nemici, mentre in America non c’è discriminazione. C’è da dire che in quegli anni Fabrizio non voleva più cantare – racconta ancora il batterista – voleva fare il contadino e l’allevatore, però il giorno prima era venuto a un nostro concerto ed era tutto gasato. Anche noi eravamo su di giri: tornavamo da un bellissimo tour in America, dove avevamo aperto i concerti dei Pink Floyd, di Santana e di molti altri musicisti famosi. E ci aveva molto incuriosito la facilità con la quale, anche musicisti differenti tra loro, non esitassero a collaborare, a sperimentare cose insieme. Un fatto che in Italia non esisteva proprio. E parlando con Fabrizio presi ad esempio proprio questo: immagina che succede se dovessimo suonare insieme su un palco in Italia! ‘Belìn mi dicono che è pericoloso e allora lo faccio’, replicò subito lui. La sfida era iniziata: Fabrizio stava a questo tipo di cose, era un grande provocatore anche lui”.

Dopo 40 anni il ritrovamento ‘miracoloso’

Nasce così questo meraviglioso ed irripetibile ‘De Andrè con la Pfm’: un tour di 30 date in lungo ed in largo per la Penisola, culminato con l’incisione del disco. Un’esperienza che segnò indelebilmente il cantautore il quale, da allora, rivalutò totalmente l’aspetto arrangiamentale delle sue performances live.
La cosa ‘terribile’ è che di quell’evento ad oggi non c’è mai stata una sola traccia ‘visiva’. Una moltitudine di articoli, qualche registrazione radiofonica estrapolata nei camerini, ma nessuna immagine. Poi, dopo 40 anni di calma piatta: ‘il miracolo’!
Il regista Piero Frattari ricorda infatti, in gioventù, di aver registrato con una ‘cinepresa’, parte del concerto proprio in occasione di una delle date conclusive del tour, la sera del 3 gennaio 1979 a Genova. Il regista ne parla con Di Cioccio e patre così una lunghissima ricerca dei nastri, nel frattempo finiti chissà dove.

Veltroni: “Racconto un viaggio del tempo”

Salvato dall’oblio e restaurato, quel video ‘amatoriale’ oggi è diventato ‘Il concerto ritrovato’, un vero e proprio docufilm sul quale ha lavorato Walter Veltroni che, da vero artista del ricordo (forse è il personaggio meno adatto a tessere le tessere di un puzzle così specificatamente ‘musicale’), ha definito “un viaggio nel tempo”. “Il rocambolesco ritrovamento delle immagini del concerto tenuto il 3 gennaio del 1979 a Genova da Fabrizio De Andrè e dalla Premiata Forneria Marconi – racconta Veltroni – meritava di essere celebrato nel giusto modo. Quelle cassette sono state salvate dal macero e dall’oblio. Le immagini furono girate da Piero Frattari con pochi mezzi e poche luci, in modo che Fabrizio non avvertisse la presenza, che non amava, della documentazione visiva del concerto. Poi si erano perse. Il loro ritrovamento e la loro rigenerazione, specie nello spettacolare audio 5.1, consentono a tutti di fruire della testimonianza di uno dei tour più importanti della storia della canzone italiana di quegli anni“.
Quindi l’ex sindaco di Roma, che proprio in quegli anni rodava la sua appassionata militanza (e dunque per certi versi dalla stessa parte di chi contestava questo concerto!), prosegue spiegando che “Il documentario l’ho pensato come un viaggio nel tempo. Verso quel giorno di gennaio della fine degli anni Settanta. Su un piccolo treno o nel teatro parrocchiale dove fecero le prove, alcuni dei protagonisti di quella esperienza ricostruiscono il clima di quei giorni e la scelta dell’incontro tra due musiche, quella della canzone d’autore e quella del rock progressivo, che si sentivano lontane, come i loro pubblici. Il viaggio, che si snoda anche attraverso le testimonianze di altri protagonisti, giunge fino all’ingresso del Padiglione C della fiera, prossimo all’abbattimento. Non ci sono altre voci se non quelle di chi c’era, quella sera. Si arriva, nel tempo e nello spazio, fino agli accordi con i quali il concerto iniziava. ‘Questa di Marinella è la storia vera’”.

Dori Ghezzi: “La vita non finisce mai di sorprendere”

Ovviamente stra-felice Franz Di Cioccio, che ha commentato, “che bello ritrovare Fabrizio sul palco con noi… vedere il film del concerto sarà come riabbracciarlo. Un grande amico che ha sempre raccontato gli uomini e le donne senza dare ‘buoni consigli’“.
Dal canto suo Dori Ghezzi ha affermato: “Strana la vita, non finisce mai di riservarti sorprese. Per fortuna, come in questo caso, si tratta di una sorpresa davvero bella. Sono anch’io molto curiosa ed emozionata di rivedere quello storico concerto. Se ci penso mi sento già riproiettata in quei momenti travolgentemente belli, di 40 anni fa”.

Per soli tre giorni di febbraio nei cinema italiani

Questo interessante ed imperdibile docufilm (prodotto da Sony Music, con Except, per la distribuzione di Nexo Digital), presenterà l’originale versione live di brani ‘La canzone di Marinella’, ‘Andrea’, ‘Il testamento di Tito’, ‘Un Giudice’, ‘Giugno ’73’, ‘La guerra di Piero’, ‘Amico fragile’, ‘Zirichiltaggia’, ‘Rimini’, ‘Via del campo’, ‘Avventura a Durango’, ‘Bocca di rosa’, ‘Volta la carta’, ed ‘Il pescatore‘.
Assolutamente da non perdere, l’appuntamento nelle sale cinematografiche è per i giorni 17, 18 e 19 febbraio 2020.

Max