Ferie solidali per assistere ai figli disabili

    Grande gesto di solidarietà da parte di dipendenti che hanno raccolto fondi necessari per mandare in ferie solidali una loro collega. Così da inizio novembre, Maria (nome di fantasia) è in ferie solidali. Infatti Maria poteva solamente ottenere ferie solidali visto che quelle che le spettavano le aveva terminate, così come tutti i permessi e i congedi. Aveva usufruito di quei giorni di relax non per le vacanze, ma per stare con i suoi due bambini disabili, obbligati spesso a transitare per le cure in diversi ospedali italiani. Dopo ciò avrebbe avuto una sola alternativa: l’aspettativa non pagata. E invece, per trenta giorni, potrà stare serena.I suoi colleghi del Comune di Cagliari, infatti, le hanno dato in dono ferie e altri si sono prenotati per lo stesso motivo. Il tesoretto di 30 giorni (il massimo che si poteva ottenere) è stato raccolto in tempo record: meno di sette giorni. Le normative di questa “banca delle ferie” tra dipendenti sono state messe nero su bianco dal Comune di Cagliari, primo nel nostro Paese, su sollecitazione dei sindacati. Lo ha fatto a marzo dell’anno scorso, in anticipo di oltre un anno sul contratto collettivo nazionale del settore pubblico. Viò è stato reso possibile dalla contrattazione decentrata: l’accordo era già stabilito dal Jobs act e si rifà alla legge Mathis, approvata in Francia nel 2014, che ha preso il nome da un bimbo deceduto per un tumore. Nel privato, invece, le ferie solidali sono in vigore dallo scorso anno: l’episodio più conosciuto è quello dell’azienda Unicomm, nel Veneto, con 173 lavoratori-donatori. “Il nostro è un caso-pilota, il primo in assoluto — parla Danilo Fadda, assessore al Personale — siamo sorpresi perché siamo stati sommersi dalle adesioni”. Le ferie solidali seguono questa procedura: la richiesta di Maria, dopo l’approvazione, è stata condivisa, senza far trapelare i nomi dei donatori, sulla piattaforma istituzionale interna. Da lì, una pioggia di mail e telefonate, un bando tra i 1.230 dipendenti della struttura, non proprio giovanissimi, vista l’età media di 55 anni. Al massimo ognuno può contribuire cedendo i suoi otto giorni, maturati nell’anno precedente. Così, nell’immediato, si è arrivati alla prima quota. La prima, perché non c’è una soglia. “Le ferie solidali sono reiterabili — continua Fadda — c’è la fila per accontentare Maria, non appena avrà terminato di nuovo le sue ferie ordinarie”.