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Fisco ‘spietato’, Ires, Irpef e cedolare secca: entro il 30 giugno ‘deve’ incassare 30 mld

Altro che quarantena: al pari di un astuto demonio, che approfittano dell’ombra, tende silenziosamente i legacci per non farci più fuggire via, così il Fisco ci ha silenziosamente attesi in questi mesi di ‘domicilio coatto’.

Ed ora, tornati ad una pseudo normalità, puntuale, ci presenta il conto.

Intendiamoci, tanto per essere chiari, si scrive Fisco ma si legge Stato.

Come non bastasse la scusa del ‘contante promiscuo’

Per cominciare, l’odioso ‘escamotage’ per cui, essendo il denaro contante di uso ‘promiscuo’, in questi tempi di coronavirus viene ‘consigliato a tutti’ il pagamento elettronico (dal parrucchiere come all’arenile). Così anche chi non ha un conto in banca sarebbe poi di fatto obbligato ad aprirlo. Il solito maldestro tentativo di ‘rabbonirsi’ le banche  e, al tempo stesso, di mettere sotto la lente d’ingrandimento delle Entrate ogni nostra minima spesuccia.

Cucù: ecco Irpef, Ires e cedolare secca sugli affitti

Ma veniamo al ‘sodo’. Dunque, nell’enfatica lista di ‘regalie’ che il governo ha enunciato all’interno di migliaia di ‘ingarbugliatissime’ norme e misure, a qualcuno sarà ovviamente sfuggito il ‘doveroso’ tributo che, coronavirus o meno, toccherà a tutti: Irpef, Ires e cedolare secca sugli affitti.

Tributi che rappresentano 30 mld di gettito, ‘subito’

Simpatici tributi’ che non potevano certo essere defalcati, perché? Perché di qui a un mese, precisamente entro il 30 giugno, per lo Stato significheranno un gettito di ben 30 mld di euro (trentamiliardidieruro). Se consideriamo che, per ‘appena’ 55 mld di euro stanziati – quando ne sarebbero occorsi ‘almeno 400’ – sembrava avessero smosso chissà cosa, tra un mese ecco che lo Stato rientrerà già di oltre la metà.

Un ‘bazooka’ di fuoco… che paghiamo sempre noi

Perché poi dietro ‘la potenza di fuoco’ non c’è l’Arcangelo Gabriele con il suo possente esercito di angeli giustizieri, scesi dal Cielo per aiutarci, no, ci siamo tutti noi, ‘poveri Cristi’, ulteriormente azzerati da questa maledetta crisi.

Con dei ‘Buoni Italia’ l’avremmo risolta meglio

Molti si domanderanno: ma cos’altro avremmo potuto fare se non indebitarci ancora di più? Semplice, ci viene da rispondere pur non essendo degli economisti, ma vista l’urgenza e la gravità della crisi. Tanto valeva indebitarci ‘seriamente’ di più, ma con ragione. Per esempio (senza però scomodare l’odioso termine ‘patrimoniale’), visto il momento, pensando magari a dei ‘Buoni Italia’ da un minimo di 100 euro; se ciascuno di noi avesse investito il 10% dei suoi risparmi (100 euro su mille), oltre che a ‘guadagnarci, visto il contesto ‘mondiale’ (come anche confermato dalla Lagarde) sicuramente la Bce non avrebbe certo esitato ad acquistarli, ed il governo avrebbe subito potuto contare su soldi ‘veri’.

Del resto è anche vero che, complessivamente, i risparmi degli italiani (quelli censiti), si aggirano intorno ai 4.228 miliardi di euro. Il 10% sono esattamente 400 milioni, esattamente quanto servirebbe per uscire alla grande da questa crisi.

Dunque avremmo potuto fare benissimo da soli, senza invece ricorrere a questa ‘elemosina’ che poi, paradossalmente, se tieni troppo basso il Pil a fronte del deficit e del debito pubblico, paradossalmente trasformiamo economicamente il nostro Paese in una sorta di terra di nessuno, dove con i buoni del tesoro non ci si potranno più nemmeno scambiare le figurine.

Ma, almeno la prossima rata l’Irap sarà cancellata?

Al momento, mentre le imprese attendono ‘fiduciose’ l’aiutino attraverso le banche – che sembrano ovviamente sempre meno disponibili – ora si spera anche nella cancellazione della rata dell’Irap, come ‘ventilato’ dall’esecutivo, per soccorrere le imprese in grande difficoltà. Ad ogni modo, ad oggi, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’altra sul reddito delle società, e quella sugli affitti, sono ancora lì.

Beh, obietteranno dalla maggioranza, noi però attraverso il dl liquidità (per intenderci, lo stesso che consente a Fca Italy di ‘pretendere’ 6,5 mld di sostegno), per la quota relativa agli acconti, abbiamo acconsentito al metodo di calcolo ‘previsionale’.

Un versamento a saldo ed un acconto su quali ricavi?

Ma come funzionerà quindi? Il mese prossimo andrà fatto il versamento del saldo 2019 e dell’acconto 2020. Questa volta però – sentite che ‘mal di testa’ – per l’anno in corso il metodo di calcolo sarà stilato sulla ‘stima’ del giro d’affari ‘attuale’. Grande rivoluzione perché solitamente si calcolava prendendo in esame il ‘traffico’ dell’anno precedente. Poi, un altro piccolo ‘aiutino’, perché ai contribuenti sarà consentito un 20% di margine d’errore: Dunque, alfine di evitare sanzioni, occorrerà versare l’80% dell’imposta dovuta.

Ora: ma come si fa a poter stimare il giro di affare dell’anno in corso, con la metà che è già volata via a zero ricavi (e comunque varie spese)?

Ed ancora: sempre entro il 30 giugno, deve essere presentata la dichiarazione dell’Iva. Infine bisogna ricordare anche i tributi locali.

Le imprese che non pagheranno l’Imu… potrebbero

Poi, altra cosa non da poco, è vero che è stato cancellato l’acconto Imu relativo al prossimo mese, ma soltanto quelle attività che pagano le tasse sotto l’egida di ‘impresa’, dunque i centri commerciali, gli alberghi, o gli stabilimenti balneari (attività più delle altre destinate a rifarsi con l’estate).

Per tutti gli altri, comunque reduci da un bagno di sangue, e non annoverati fra le imprese – ma comunque in grande crisi – entro il 16 giugno dovranno versare sia l’imposta municipale che la Tasi (la tassa per i servizi indivisibili).

Calenda furioso: “Appecoronati ai grandi gruppi”

Dunque, a proposito  di questo modo di gestire l’economia del Paese, val la pena riportare quanto affermato stamane da Calenda il quale, traendo ragione dal caso ‘Fca Itay’, ha rimproverato a Matteo Renzi “Siete talmente appecoronati ai grandi gruppi, che non riuscite neanche a fare un negoziato come Dio comanda”…

Max