Home ATTUALITÀ Frosinone, Guardia di Finanza, deferite 116 persone per frode

    Frosinone, Guardia di Finanza, deferite 116 persone per frode

    Ancora chiarimenti circa la maxi frode di carburanti a Frosinone, relativa ad un giro d’affari vorticoso di fatture false pari a 500 milioni e denominata “Diesel Free Tax”, che ha portato al sequestro di beni per oltre 40 milioni di euro. Denunciati 116 soggetti, di cui uno tratto in arresto.

    In totale sono state deferite 116 persone fisiche alle competenti Autorità Giudiziarie, di volta in volta interessate in relazione alle diverse fattispecie di reato emerse con particolare riferimento alle dichiarazioni fraudolente, alle indebite compensazioni di crediti d’imposta e all’autoriciclaggio, nonché 29 società in materia di responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato. Sempre nel medesimo filone investigativo, si evidenzia che già nel dicembre 2020 le Fiamme Gialle ciociare avevano tratto in arresto un imprenditore della provincia di Latina, procedendo a sottoporre a sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, numerosi beni per un valore di oltre un milione di euro.

    Le attività ispettive amministrative, sotto il profilo tributario, poste in essere su tutto il territorio nazionale parallelamente alle concomitanti attività di polizia giudiziaria, hanno consentito di accertare complessivamente ricavi non dichiarati sottratti a tassazione per circa 300 milioni di euro, costi indeducibili per 63 milioni di euro, nonché imposte evase quantificate in circa 200 milioni di euro derivanti dall’enorme volume di false fatturazioni rilevate, ammontanti a oltre 500 milioni di euro.

    L’operazione odierna costituisce la concreta dimostrazione di come il Corpo della Guardia di Finanza rivesta un ruolo centrale a contrasto delle frodi in materia di IVA ed imposte dirette, con particolare riferimento al settore della commercializzazione di prodotti energetici. Tali fenomeni fraudolenti non solo consentono agli autori di evadere il Fisco per importi rilevantissimi, ma causano un inquinamento del mercato, poiché permettono la vendita di beni a prezzi inferiori a quelli delle imprese rispettose delle regole, oltre a permettere il riciclaggio dei proventi illeciti.