Fumo, esperti: ‘e-cig aiutano a ridurre danni ma troppi pregiudizi’

Le responsabilità di una parte del mondo scientifico nella difficoltà delle alternative alla sigaretta tradizionale (dalla e-cig ai prodotti ai dispositivi a tabacco riscaldato) nel diventare un’arma, alternativa ma importante e diffusa, nella riduzione dei danni e nel fare aumentare il numero di ex fumatori. Questo è il tema al centro di una delle sessioni dell’evento online ‘In Focus: Tobacco Harm Reduction’, promosso dal Gtnf, The Global Tobacco & Nicotine Forum, che ha visto confrontarsi esperti del settore e scienziati nell’analisi dei problemi sulle politiche di riduzione dei rischi per la salute.  

“Abbiamo un megafono molto rumoroso di scienziati e sostenitori, dei quali ci fidavamo, che ora stanno distorcendo le evidenze scientifiche sulle sigarette elettroniche nell’aiutare a smettere. Questi scienziati sono ancora considerati credibili dai responsabili politici”, ha evidenziato David Abrams, docente al New York University College of Global Public Health, nel suo intervento. Il docente ha paragonato questa ‘cattiva’ informazione “alle idee ‘zombie'” che vanno “combattute con l’umiltà, la trasparenza e la curiosità”. Il ricercatore ha suggerito che è giunto il momento di “spostare il campo dalla disinformazione e salvare un miliardo di vite” con gli strumenti che “sono in grado di ridurre i danni”. 

Abrams ha riportato i dati di studi scientifici da cui emerge che le e-cig (con nicotina) “aumentano la percentuale di fumatori che smettono rispetto ai dispositivi senza nicotina e ai prodotti Nrt (la terapia antifumo sostitutiva con nicotina)”. “La lezione per andare avanti – ha aggiunto – è che visto che le idee ‘zombie’ continueranno ad esserci, perché non abbiamo un proiettile magico contro di loro, dobbiamo concentraci sulla forza della virtù scientifica e non aver paura di ripetere i messaggi corretti con forza e prestare attenzione”.  

Nella discussione c’è stato anche il contributo di Karl Fagerstrom, presidente di Fagerstrom Consulting, che ha portato l’esempio svedese nelle politiche di riduzione del danno da sigaretta. “La Svezia ha già raggiunto il suo obiettivo di una percentuali di fumatori inferiore al 5%, in gran parte – ha evidenziato – attraverso l’uso di tabacco per uso orale”.  

Nella sessione dell’evento online dedicata alla discussione tra gli opinion leader, moderata da Clive Bates, direttore Counterfactual Consulting, è stata posta una domanda ai relatori: “Come è possibile creare una struttura che incentivi le azienda a ridurre al massimo i danni del fumo?”. Secondo Mark Kehaya, presidente Amv Holdings, “occorre non rendere i prodotti meno dannosi più costosi di quelli da cui si sta cercando di proteggere le persone. Ed è necessario – ha aggiunto – assicurarci di non creare un quadro normativo che impedisca alle aziende più piccole di innovare in questo settore”.  

Bates ha avanzato un’idea su come agevolare il passaggio a dispositivi a rischio ridotto: “Sarebbe utile consentire alle aziende di mettere nei loro pacchetti di sigarette tradizionali inserti per promuovere i prodotti alternativi meno dannosi”. Una possibilità condivisa dal panel di esperti.