FURBETTI DEL CARTELLINO NELLA SANITÀ VITERBESE: FALSE MALATTIE, TIMBRATURE PER TERZI E PRESTAZIONI INESISTENTI: LA GUARDIA DI FINANZA ‘FILMA’ E DENUNCIA 23 DIPENDENTI

Mentre il governo ‘affila le armi’ per punire a dovere i dipendenti statali disonesti, con un imminente, specifico provvedimento, gli uomini della Guardia di Finanza proseguono la loro incessante opera di controllo rispetto a questo odioso e diffuso fenomeno. E stavolta l’ennesimo caso di ‘fubetti del cartellino’ ci porta a Viterbo dove, ‘come da tradizione’, 23  medici, infermieri ed ausiliariin servizio presso una Unità Operativa dell’Ospedale ’Belcolle’ di Viterbo, timbravano e si davano malati mediante false attestazioni. Tra questi c’è anche chi gonfiava lo stipendiograzie a false attestazioni di prestazioni domiciliari che non effettuavano. In seguito ai provvedimenti emessi dalla locale Procura della Repubblica, diretta da Paolo Auriemma, per i reati di reati difalso e truffa ai danni dello Stato, la Guardia di Finanza di Viterbo (dopo lunghe e precise indagini, che hanno comportato appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre alle videoriprese), ha quindi notificato 23 provvedimenti di conclusione indagine-avvisi di garanza e una misura cautelare di sospensione dal servizio. Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Viterbo, coordinate dal Pm Paola Conti, si sono poi concentrate su gravi condotte di alcuni dipendenti che ottenevanoindebite maggiorazioni dello stipendioanche in giornate in cui erano assenti dal posto di lavoro. Mediamente, sono state esaminate oltre 1.000 posizioni giornaliere. Attraverso l’incrocio di documenti acquisiti presso l’Asl di Viterbo e la Regione Lazio, infatti, è stato possibile ricostruire l’ammontare di indennità accessorie indebitamente percepite, negli ultimi 5 anni, da personale medico e infermieristico in servizio presso tale Unità Operativa, che prevede anche l’assistenza domiciliare del paziente, per prestazioni di fatto mai realizzate. In dettaglio, la frode è stata realizzata attraversofalse attestazionimediante le quali 12 indagati, tra medici e infermieri, hanno indebitamente percepito indennità accessorie allo stipendio per prestazioni domiciliari effettuate in giorni di assenza dal lavoro, oppure gonfiate nella quantità del servizio reso, ovvero effettuate ma rendicontate anche a favore di terzi che non avevano partecipato all’intervento domiciliare, per un importo complessivo pari ad1,3 milioni di euro.