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G20: da ministri una road map comune, da lotta a differenze genere a reddito di base

Dalla lotta alle differenze di genere al reddito di base garantito fino alla regolazione di forme di lavoro che si sono imposte con il dilagare della pandemia come lo smart working e quello tramite piattaforme digitali: è questa la road map messa a fuoco oggi al termine della giornata conclusiva del G20 dei ministri del Lavoro svoltasi a Catania. Priorità tratteggiate e proposte dalla presidenza italiana ma poi condivise dai ministri del lavoro delle maggiori economie mondiali. Sarà questa dunque la rotta che i paesi del G20 si impegnano a seguire nel prossimo futuro. Un successo per il ministro del lavoro, Andrea Orlando, ospite di casa, che sottolinea come si sia così alzato “il livello di ambizione” dei paesi nel voler affrontare i nodi più importanti del mercato del lavoro. “Si è registrata una condivisione significativa, tutti i Paesi d’altra parte hanno problemi simili. Da oggi cerchiamo di dare risposte comuni. Le vie nazionalistiche d’altra parte non rispondono alle grandi sfide globali che abbiamo di fronte”, spiega al termine della due giorni di lavoro nello stupefacente Monastero dei Benedettini di Catania. 

Occupazione femminile, dunque, al centro delle prossime politiche dei governi del G20: “più e migliori posti di lavoro per le donne, pagati quanto gli uomini”, si legge nella dichiarazione finale congiunta che vorrebbe andare oltre l’obiettivo di ridurre il gap nella partecipazione al mercato del lavoro del 25 % entro il 2025, fissato a Brisbane nel 2014 per puntare a ” promuovere invece l’occupazione femminile tout court, con particolare attenzione alla qualità del lavoro e alla eliminazione del divario retributivo di genere”. Non solo.  

Nel corposo allegato al documento, i ministri del Lavoro del G20, sottolineano anche la necessità di un approccio “multidimensionale” alle differenze di genere, che parta da una lotta agli stereotipi, anche in ambito educativo, riduca la sproporzione nel lavoro di cura svolto dalle donne rispetto agli uomini e affronti il problema della segregazione orizzontale e verticale del mercato del lavoro. La linea che accomuna i paesi del G20 sul lavoro femminile arriva peraltro il giorno in cui la Commissione Lavoro della Camera vota all’unanimità una legge sulla parità salariale. “Sono soddisfatto della coerenza delle proposte italiane presentate al G20 con quanto si sta facendo in Parlamento. Il via libera alla legge è una ottima notizia”, commenta ancora. 

Riflettori puntati anche sulla necessità di un rafforzamento della protezione sociale, da rendere “adeguata e universale”, nei confronti dei lavoratori deboli: dai contratti a termine ai lavoratori autonomi a basso reddito, ma anche ai lavoratori informali e migranti. Per questi i Ministri del Lavoro hanno convenuto sulla necessità di espandere la copertura dei sistemi contributivi ma anche di rafforzare il sistema di tutele di base, per cercare “di ridurre le persistenti disuguaglianze economiche e sociali e rafforzare la coesione sociale”. E’ in questo contesto che i paesi del G20 guardano alla possibilità di estendere a tutti “l’accesso a diritti basilari, come la scuola e la salute ma anche ad altre forme di sostegno, come un reddito di base garantito”.  

Non solo misure di sostegno socio-economico, però; nei piani del ministri del Lavoro del G20 anche e soprattutto “misure di reinserimento lavorativo capaci di mettere in grado le persone di realizzare le proprie aspirazioni sociali e lavorative”. E in ultimo un focus particolare sarà dedicato a quei lavori ‘esplosi’ con la pandemia che ora hanno bisogno di una cornice regolatoria o di norme di legge ad hoc: si parla dello smart working, che ha consentito di salvaguardare la continuità di molte attività economiche, nel pubblico e nel privato, ma anche di quei lavori collegati alle piattaforme multimediali, dai rider ai lavoratori della logistica.  

Per i primi, sono da regolare alcune criticità: l’orario di lavoro, la sicurezza delle postazioni di lavoro, la parità di trattamento e opportunità tra chi lavora da remoto e chi invece svolge il proprio lavoro all’interno dei locali aziendali. Per i secondi, i lavoratori legati alle piattaforme, occorre continuare a ragionare su un quadro normativo che definisca “un insieme minimo di tutele” che per Orlando possano prevede anche il “diritto di associazione e della contrattazione collettiva”.