Home POLITICA ESTERI George Floyd, Minneapolis in fiamme

George Floyd, Minneapolis in fiamme

Continuano le proteste a Minneapolis, la città del Minnesota dove lunedì scorso George Floyd è stato soffocato durante un fermo di polizia. In un video, che ha fatto il giro del web, si vede un agente premere con il ginocchio per sette/otto minuti sul collo di Floyd, bloccato a terra inerme mentre implora di essere lasciato.

Minneapolis, in fiamme il commissariato

Per la terza notte di fila Minneapolis è diventata teatro di scontri e guerriglia urbana. Alcuni manifestanti hanno dato fuoco al terzo distretto di polizia locale, il commissariato dei quattro agenti coinvolti nella vicenda. Nonostante la recinzione intorno alla sede, i manifestanti sono riusciti a entrare sfondando il muro di protezione e le finestre, distruggendo gli uffici e incendiando parte dell’edificio. La sede è stata poi evacuata dagli agenti di polizia che hanno sparato proiettili di gomma sui manifestanti. Altri roghi sono stati appiccati in tutta la città.

Floyd, gli scontri varcano i confini dello Stato

Le proteste per la morte di Floyd hanno varcato i confini del Minnesota. Ci sono stati scontri anche a Los Angeles e Oakland, in California, a Memphis, in Tennessee, a Louisville, Kentucky e a New York, dove sono state arrestate più di trenta persone che manifestavano per protestare contro il comportamento della polizia nei confronti degli afroamericani. Ma anche cortei a San Francisco, Chicago e Denver, in Colorado, dove sono partiti anche colpi d’arma da fuoco.

Minneapolis, l’ira di Trump

Il presidente Donald Trump attacca i manifestanti, definiti “criminali” e minaccia su Twitter il sindaco Jacob Frey: “Non posso stare a guardare cosa succede in una grande città americana, Minneapolis. Una totale mancanza di leadership. O il debole sindaco della sinistra radicale, Jacob Frey, riporta la città sotto controllo oppure invierò la Guardia nazionale e farò il lavore come si deve…”. Il social network, già ai ferri corti con il presidente, ha segnalato il post perché viola le regole di Twitter sull’esaltazione della violenza. Il tweet però non è stato rimosso perché “potrebbe essere di pubblico interesse che rimanga accessibile”.

Minneapolis, il video che smentisce i poliziotti

Nel frattempo l’Fbi sta indagando sulla morte di Floyd, ma i poliziotti coinvolti hanno deciso di non collaborare, avvalendosi della facoltà di non rispondere. In un primo momento gli agenti avevano detto che Floyd aveva opposto resistenza. Ma un nuovo video, girato da una camera di sorveglianza della zona, mostra la fase dell’arresto di Floyd. Il 46enne afroamericano viene fatto scendere dall’auto e sedere sul marciapiede. Dalle immagini non sembra opporre resistenza.

Mario Bonito