Germania, migrante espulso si suicida: scoppia la bufera su Seehofer

In seguito al suicidio del richiedente asilo afgano, al quale sarebbe stata respinta la domanda, si è aperta una vera e propria bufera su Horst Seehofer, ministro dell’Interno della Germania: l’opposizione tedesca ha infatti chiesto a gran voce le sue dimissioni, “È giunto il momento che Seehofer se ne vada”, ha dichiarato Jan Korte del partito di estrema sinistra Die Linke.
Polemica accesa anche dai Verdi: “Lui non ha fallito solo moralmente, semplicemente non ha capito il principio del primo articolo della nostra Costituzione” ha affermato Omid Nouripour, deputato iraniano del partito.
Erano 69 i richiedenti asilo (tra cui l’afgano suicidatosi) rimpatriati dalla Germania proprio questa settimana, 51 dei quali sono stati deportati dalla Baviera, stato origine del ministro Seehofer.
Sono stati proprio i commenti cinici di Seehofer sul volo, avvenuto in coincidenza con il suo 69esimo compleanno, a scatenare, prevedibilmente, feroci critiche e polemiche; polemiche nate anche in considerazione del fatto che l’Afghanistan non è al momento visto come un paese sicuro e perché gli accardi con Kabul stabilivano che i rimpatri non avvenissero per più di cinquanta persone in contemporanea.
Osservazioni smorzate dallo stesso leader della Csu , che ha parlato di “esagerazione a dismisura”.
“Si tratta di un evento profondamente spiacevole – ha detto Seehofer in riferimento al suicidio del giovane afgano, a margine della riunione dei ministri degli interni dell’Ue tenutasi a Innsbruck – e dovremmo affrontarlo in modo corretto e rispettoso”.
La conferma del suicidio del giovane migrante è giunta dalle autorità afghane e dall’Organizzazione Internazionale per la Migrazione (Oim); il ministero per i Rifugiati di Kabul ha spiegato che il giovane, la cui identità non è ancora stata rivelata, è stato trovato morto nella stanza dell’albergo che gli era stato assegnato dall’Oim, nell’attesa di poter raggiungere la città di origine, Herat.