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Giuseppe Pinelli, chi era l’anarchico ucciso in modo misterioso dopo la strage di piazza Fontana

Sono passati ormai 50 anni dalla strage di piazza Fontana, attentato che ha dato vita al periodo denominato ‘strategia della tensione’, durante il quale attentanti e minacce si sono susseguiti creando un clima di paura nel nostro paese. Un ordigno esplosivo contenete 7 chili di tritolo ha ucciso 16 persone, ferendone 88, all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura.

Lì, come ogni venerdì, gli agricoltori si erano dati appuntamento per le contrattazioni. Un rituale sconvolto dalla follia omicida di una bomba che ha deflagrato corpi e tranquillità di un paese piombato nell’orrore. I morti all’interno dell’edificio erano 16, ma se ne è aggiunto uno tre giorni più tardi, il 15 dicembre 1969.

Chi era l’anarchico Pinelli

Un altro morto della strage di piazza Fontana, non per le ferite, ma avvolto nel mistero. Ancora oggi, infatti, la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli è uno degli enigmi del nostro paese, così come l’autore materiale della strage di piazza Fontana, per cui, a distanza di 50 anni, non ci sono colpevoli.

I sospetti si sono posati subito sul movimento anarchico, di cui Pinelli faceva parte dopo aver lottato nella Resistenza antifascista con un gruppo di partigiani anarchici. Giuseppe dopo le elementari inizia a lavorare come garzone, poi come magazziniere. Dopo anni vince un concorso come manovriere delle ferrovie.

Nel frattempo ‘Pino’ si unisce ai giovani anarchici della gioventù Libertaria. La sua vita cambia a seguito dell’attentato di piazza Fontana, per il quale viene prelevato come sospettato e mai ritornato a casa. Giuseppe Pinelli muore infatti a seguito di una caduta da una finestra all’interno del commissariato.

Una morte assurda intorno alla quale per anni lo stato si è fatto scudo dietro a deboli giustificazioni, mascherando come incidente o suicidio la caduta che ha portato alla morte di Pinelli. A distanza di tempo la morte di ‘Pino’ ha scosso le coscienze e ha portato anche i massimi esponenti dello stato, anche attuale, a chieder scusa alla famiglia per quella che a tutti gli effetti è ricordata come diciassettesima vittima della strage di piazza Fontana.

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Luigi Base