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    Globe Theatre, l’occupazione gentile dei lavoratori dello spettacolo: “Ripartenza in sicurezza e riforma strutturale del settore”

    Ilenia, tra le organizzatrici e promotrice della protesta: "Teatro luogo simbolo per ripensare i diritti di cui abbiamo bisogno"

    Globe Theatre occupato

    “A noi gli occhi, please”. Con questo slogan questa mattina un gruppo di lavoratori e lavoratrici del mondo dello spettacolo ha occupato il Globe Theatre di Roma, arena realizzata su un’idea del grande e rimpianto Gigi Proietti nel verde di villa Borghese. Riapertura rigorosamente in sicurezza e una riforma strutturale dell’intero settore teatrale e culturale sono solo alcune delle precise e concrete richieste dei manifestanti per “costruire comunità sane”, ha spiegato David, tra i promotori della protesta, in conferenza stampa. “Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie – ha proseguito – ma protestiamo per riaprire simbolicamente questo spazio a tutte le precarie, a tutti gli sfruttati e per riappropriarci di un tempo di confronto e autoformazione”.

    Solidarietà rivolta non solo ai lavoratori del mondo dello spettacolo, ma a tutti quei settori duramente colpiti dalla pandemia e dalla conseguente crisi economica. “La cultura è fatta di tantissime attività lavorative – ha raccontato Ilenia, lavoratrice e tra le organizzatrici dell’occupazione – La nostra non è soltanto una difesa di categoria. Come ci ha insegnato il virus in questi mesi, i corpi non sono così separati tra loro e pensare di fare rivendicazioni settoriali ha poco senso. Ci sono specificità da mettere a fuoco e da raccontare, ma anche una condizione comune, ovvero quella dei nostri corpi più fragili e di una precarietà trasversale”. “Occupare il Globe Theatre, luogo simbolo del globo, dell’universo – ha chiosato Ilenia – vuol dire provare a ripensare nuovi modelli e nuovi diritti di cui abbiamo bisogno”.

    Il mondo della cultura e dei teatri, chiusi ormai da un anno, sta vivendo un’emergenza oramai endemica. “Oggi abbiamo voluto essere qui per amplificare le nostre richieste”, ha spiegato Giulia, anche lei lavoratrice e organizzatrice della manifestazione. “C’è bisogno di salvaguardare lavoratrici e lavoratori e di rimettere al centro la relazione tra chi di questo mestiere vive e chi di questo mestiere fruisce, il pubblico”.

    “Non siamo qui per chiedere di riaprire domani – ha sottolineato – ma per invocare un tavolo di confronto interministeriale e una riforma strutturale del settore: reddito di continuità, reddito universale, revisione dei contratti, formazione contribuita e permanente e maggiori fondi destinati allo spettacolo dal vivo (solo lo 0.02% viene speso in Italia in questo settore)”. I sostegni messi in campo quest’anno “non sono stati sufficienti – ha spiegato Giulia – così come non lo sono state le false ripartenze”.

    Alla conferenza stampa hanno partecipato, esprimendo solidarietà e vicinanza agli occupanti, Giorgio Barberio Corsetti, consulente artistico del Teatro di Roma, Christian Raimo, assessore terzo municipio e la nuova assessora alla Cultura capitolina, Lorenza Fruci, che si è detta pronta a farsi “portavoce delle loro richieste”. Presente anche Stefano Fassina, deputato di Patria e Costituzione, che ha definito “confortante l’alto senso di responsabilità degli manifestanti”, accogliendo l’invito, rivolto alle istituzioni, a dialogare per un confronto utile. “Che questo dramma della pandemia possa essere da leva per cambiamenti strutturali nel sistema”, ha detto.

    Non poteva mancare Carlotta Proietti, attrice e figlia di Gigi: “In partenza non sapevo nulla di questa occupazione, ma siamo naturalmente solidali con i lavoratori e con le lavoratrici del mondo dello spettacolo. Il Globe Theatre (ndr: oggi Gigi Proietti Globe Theatre) è per me una seconda casa e la priorità è ripartire”.

    Mario Bonito