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Golpe in Myanmar, terzo giorno di proteste. A Mandalay entra in vigore la legge marziale

Per il terzo giorno consecutivo, in Myanmar migliaia di persone hanno manifestato contro il colpo di Stato militare della scorsa settimana, culminato con l’arresto di Aung San Suu Kyi, leader de facto del Paese, e con la proclamazione dello stato d’emergenza per un anno. Le proteste si sono svolte nelle tre principali città: Yangon, Mandalay e Naypyidaw. In particolare a Mandalay, la seconda per numero di abitanti, il regime birmano ha decretato la legge marziale, vietando di fatto possibili le contestazioni nei prossimi giorni. In vigore anche il coprifuoco serale dalle 20 alle 4.

Simboli delle proteste sono il rosso, il colore della Lega nazionale per la democrazia (il partito di Aung San Suu Kyi), e il saluto a tre dita, ripreso dalla saga The Hunger Games. Per disperdere la folla, che manifestava pacificamente, i militari hanno utilizzato i cannoni ad acqua. La tv di Stato ha diffuso un comunicato in cui vengono paventate “misure efficaci contro i reati che disturbano, impediscono e distruggono la stabilità dello Stato”.

Ue e Gb: “Riunione urgente”

Sulla questione sono intervenute la Gran Bretagna e l’Unione europea. “Insieme all’Ue – ha detto l’ambasciatore britannico a Ginevra Julian Braithwaite – abbiamo presentato una richiesta per una sessione speciale sulle implicazioni per i diritti umani della crisi in Myanmar”.