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Hong Kong, approvata dalla Cina la nuova legge sulla sicurezza. Fine del principio “un paese, due sistemi”

Manifestanti a Hong Kong

“Un paese, due sistemi”. Un principio su cui si basano i rapporti tra Cina e Hong Kong dal 1997, ovvero dalla fine del controllo britannico, il cosiddetto handover. Da una parte viene garantita l’unità nazionale con la Repubblica popolare cinese, dall’altra si riconosce a Hong Kong autonomia politica, giuridica ed economica. Un sistema che per anni ha consentito maggiore libertà alla città. E avrebbe dovuto farlo per almeno altri 27 anni, fino al 2047.

La nuova legge sulla sicurezza, approvata lunedì sera all’unanimità dal Parlamento di Pechino e firmata ieri dal presidente Xi Jinping, probabilmente metterà la parola fine a questo sistema. Per Hong Kong si apre una nuova stagione di limitazioni delle libertà civili e di fedeltà al partito comunista. La legge rischia di far tramontare la sua diversità dalla Repubblica popolare. Proprio nel giorno del 23esimo anniversario della fine della sovranità britannica. L’Unione europea ha espresso “gravi preoccupazioni per la legge sulla sicurezza nazionale”, mentre Mike Pompeo, segretario di Stato Usa, ha detto: “La Cina ha promesso 50 anni di libertà al popolo cinese, me gliene ha dati solo 23”.

Le autorità cinesi non condividono un’interpretazione ‘liberticida’ della norma, sostenendo (a parole), il proseguimento del principio “un paese, due sistemi”.

Hong Kong, la legge sulla sicurezza

La nuova legge sulla sicurezza introduce rilevanti limitazioni all’autonomia di Hong Kong e punisce i reati di “sovversione, secessione, terrorismo e collusione con le forze straniere”. Reati vaghi che imbavagliano il pluralismo della città. Lo scopo della legge è infatti quello di sedare le proteste che proseguono a Hong Kong dal giugno dell’anno scorso, partite con le richieste di maggiore democrazia e di abolizione della legge sull’estradizione.

Per le autorità cinesi, però, la “sicurezza nazionale” viene prima di tutto. Le pene previste per tutti e quattro i reati vanno dai tre anni di reclusione all’ergastolo, ma non avranno valore retroattivo. “È la fine di Hong Kong”, ha commentato su Twitter Joshua Wong, segretario e co-fondatore di Demosisto, il movimento a favore della democrazia sciolto poco dopo l’approvazione della legge. “Inizia l’era del terrore”, ha proseguito.

Hong Kong, inizia l’era del terrore

Già oggi migliaia di persone hanno riempito Causeway Bay, il distretto dello shopping dell’ex colonia britannica, per protestare contro il nuovo provvedimento e per celebrare l’anniversario dalla fine della sovranità britannica. Una manifestazione non autorizzata che ha portato all’arresto di 300 persone, accusate di aver manifestato illegalmente e di aver violato la nuova legge sulla sicurezza. “Una chiara violazione dell’autonomia di Hong Kong e una diretta minaccia alla libertà della sua gente”, è il commento di Dominic Raab, ministro degli Esteri britannico.