I COMMENTATORI DEL DOPO VOTO: PERDONO IL PELO MA NON IL VIZIO

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    Dopo i risultati delle elezioni regionali di Emilia Romagna e Calabria che hanno riportato un dato politico rilevante, e cioè il record di astensione dal voto, si accavallano i commenti delle parti sociali e dei partiti il più delle volte faziosi e di parte:

    LANDINI: “Gli scioperi e il voto di due giorni fa dicono che questo governo non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano, dei giovani e dei precari, c’e’ un dissenso esplicito. Quando il 73 per cento delle persone non va a votare, cioe’ due milioni di persone su una popolazione di 3,5 milioni, significa che tanta gente ha scelto questo modo per dire che non e’ d’accordo e che non si sente rappresentato”. Sono le parole di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, all’arrivo in piazza del Carmine a Cagliari per la manifestazione dei metalmeccanici.

    SQUINZI: “È un segnale di disaffezione della gente dalla politica. Di tutto abbiamo bisogno in questo Paese ma non di questo”. Così Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. “Perché in questo Paese può ritornare la crescita solo se la politica é sostenuta dal consenso popolare e saprà prendere le decisioni giuste nelle direzioni giuste”. 

    FITTO:  “Avendo appreso ieri nella tarda serata, e avendo ricevuto questa mattina la convocazione per oggi dell’ufficio di presidenza di forza Italia, ho appena scritto a Silvio Berlusconi per chiedere la riconvocazione della riunione in una data e in un orario che consentano a tutti di partecipare. Com’e’ noto, infatti, sono a Strasburgo, insieme ai colleghi eurodeputati: e oggi e’ anche prevista la visita di Papa Francesco al Parlamento europeo”. Lo spiega l’europarlamentare di Forza Italia, Raffaele Fitto.

    GINEFRA: “L’astensionismo in Emilia Romagna e’ probabilmente un cocktail di sfiducia per una politica istituzionale che acquista vibratori con i fondi dei gruppi consiliari, di disillusione per una diversita’ morale spesso appannata, di insoddisfazione per l’attivita’ delle classi dirigenti e per i ritardi nel comprendere la crisi che attanaglia i ceti meno abbienti per dar loro risposte di governo”. Cosi’ il deputato democratico Dario Ginefra che aggiunge: “sbagliano a mio avviso coloro che banalizzano il tutto riportandolo al confronto in corso sul Jobs act. Se cosi’ fosse come risposta alla flessione di consenso del PD vi sarebbe stata una crescita delle liste dei gruppi di opposizione parlamentare al provvedimento e non mera disaffezione al voto. Non vorrei che questa lettura fosse solo propedeutica a giustificare il mancato sostegno al jobs act da parte di alcuni colleghi consapevoli che vi sara’ una stragrande maggioranza del gruppo parlamentare PD che sosterra’ responsabilmente (anche per loro), il provvedimento cosi’ come modificato dal prezioso contributo della Commissione Lavoro della Camera”