
“I Macchiaioli. Le collezioni svelate”, questo è il nome scelto per la mostra romana, porta alla luce, come anticipato nel titolo, 110 opere circa provenienti dalle collezioni dei più celebri mecenate dell’Ottocento. Divise in nove diverse sezioni, le raccolte di Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci, Camillo Guissani, Mario Borgiotti, si susseguono in questo ordine, senza criteri cronologici, ma piuttosto tematici; le opere vengono per la prima volta accostate, infatti, secondo il criterio collezionistico.
L’obiettivo della curatrice Francesca Dini è, difatti, quello di far scoprire al visitatore assoluti capolavori ponendo l’accento sugli uomini d’affari, ricchi intenditori d’arte, capaci di cogliere la bellezza, e grazie ai quali oggi è possibile ammirare la testimonianza pittorica italiana della seconda metà dell’Ottocento. Tra le opere più significative, si potranno ammirare: Il ponte vecchio (1879) di Telemaco Signorini, opera che Borgiotti riuscì a sottrarre al mercato inglese, il Giubbetto rosso (1895) di Federico Zandomenighi, Le vedette del 1863-1865, Cavallo sotto il pergolato del 1875-1880 e Ritratto di donna – La rossa del 1882-1885 , tutte opere di Giovanni Fattori, della collezione di Gustavo Sforni, che vengono esposte per la prima volta. Nella collezione di Cristiano Banti saranno riscontrabili anche gli esordi della macchia come ad esempio I promessi sposi (1869) di Silvestro Lega o Il mattino (1861-2) di Vincenzo Cabianca.
Nella rassegna, anche opere a cavallo tra i due secoli, dimostrano le assimilazioni e gli sviluppi artistici successivi, che partono proprio dalle riflessioni macchiaiole, evidenziando ancora una volta l’importanza della corrente artistica a livello nazionale, nonchè europeo.